“The Holdovers – Lezioni di vita”, fresco di 5 candidature agli Oscar, è un film meno ribelle di Will Hunting, meno emozionante dell’Attimo fuggente, ma più autentico e ironico come il professor Hunham interpretato da un magnifico Paul Giamatti, fresco di Golden Globe come miglior attore protagonista.
La storia
Siamo nel dicembre del 1970, alla Barton Academy nel New England, dove Paul Hunham, un burbero professore a cui vengono affidati 4 studenti durante le vacanze natalizie, i cosiddetti “Holdovers”, tra i quali figura Angus Tully (Dominic Sessa), un ragazzo brillante e problematico che si ritroverà a condividere la sua malinconica solitudine con quelle del professore e della cuoca Mary in lutto per la morte del figlio.
Trovo il mondo amaro e insopportabile, e lo stesso pensa il mondo di me
Nessuno dei tre vorrebbe essere dov’è, ma a loro malgrado si ritrovano a condividere momenti di festa, come la più disfunzionale delle famiglie, cercando inconsciamente di riempire l’uno i vuoti dell’altro.
Alexander Payne regala finalmente a Paul Giamatti un ruolo da protagonista che gli permette di mostrarci tutte le sue qualità attoriali con un personaggio diventato già iconico, che ricorda ruoli che in passato sono stati affidati a mostri sacri come Robin Williams, ma dando una propria visione del ruolo, rendendolo molto più ironico, ma senza trascurare l’empatia.

Un film che abbatte gli stereotipi
Questo film si mette alle spalle gli stereotipi del cinema americano contemporaneo, che citando Paolo Sorrentino, ora produce film in cui si parla di come dovrebbero essere le cose, ma mai di come ci si può rimediare agli errori e avere una seconda possibilità.
Resistere tra i “residui”
The Holdovers, quindi, parla di come ci si riprende da una perdita o un abbandono, un film dove nessuno vuole dare lezioni di vita, nessuno ha la ricetta per reagire a un mondo dove a volte l’unica soluzione possibile è resistere, trovando “residui” come noi, capaci di condividere le proprie solitudini facendoci sentire meno soli.
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