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Che fine hanno fatto le commedia romantiche? - Pop Corn Club
venerdì, Aprile 18, 2025

Che fine hanno fatto le commedia romantiche?

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Lontano il tempo in cui la voce fuori campo raccontava di quanto fossero struggenti gli abbracci e i saluti in aeroporto convincendo che l’amore fosse da per tutto. Questo è ciò che anticipava la narrazione di Love Actually, ricordate? Ma che fine hanno fatto le commedie romantiche di Natale? Negli ultimi dieci anni si è assistito ad un’evoluzione protesa all’asettico, all’imperturbabile emotivo della commedia natalizia. I film di Natale che smuovono i sentimenti sono ormai démodé, caduti in disuso, come mai? Cos’è successo? Perché l’amore non è più da per tutto?

Eppure film come “L’amore non va in vacanza” risultano essere ancora oggi bellissimi e indimenticabili. Indelebile il frame di Jude Law che stringe tra le braccia Cameron Diaz, istantanea che ha fatto sognare ragazze e ragazzi di ogni età. Ma perché le vibrazioni strappa lacrime non si ricercano più? Ahinoi, purtroppo, il concettualismo che orbita annualmente intorno al film di Natale è perfettamente aderente all’immaginario collettivo di ciò che è plastico, freddo, e in totale assenza di potere sanguigno e impressionabile. Le sceneggiature, probabilmente, si presentano fedeli e coerenti ad uno specchio della società pre impostato, e che si riconduce a frasi, e battute meccaniche, impersonali, e fuoriuscite da un meme pronto all’uso, di un social media qualsiasi.

Cercasi commedie romantiche

I film di Natale romantici generalmente hanno in comune l’ambientazione di solito un piccolo paesino, o un delizioso quartiere di una grande città, un protagonista che svolge un lavoro umile ma scenografico, e intrecci a-politici e conservatori, solitamente poco inclusivi. I personaggi sono archetipici e rispecchiano a pieno i valori buonisti solitamente enfatizzati nella narrazione natalizia. Il lieto fine è sempre assicurato, l’antagonista principale di solito viene punito in modo simbolico, e la trama si chiude in modo compiuto con i titoli di coda, senza colpi di scena.  L’originalità, e il colpo di scena non sono necessari, a vincere è la quantità di temi noti, e di chiave psicologica, componente ormai scarsa e desueta nel mondo odierno.

Per dirigere una commedia romantica è richiesta la condicio sine qua non del romanticismo, che ad oggi, sembra preservarsi laddove la tastiera di un i Phone preferisce non pervenire. Il sentimentalismo alimenta la propria fiamma dalla realtà ancestrale, dai rapporti umani, dalla spontaneità, e dal vero, tutti elementi ben lontani da quello che circonda ormai l’essere umano. Per rendere vivida un’emozione, e trasporla dalla scrittura, al grande schermo, è richiesto un certo grado di sensibilità che definisca la commozione e la suggestione come forme vettoriali tra il cinema e il pubblico; ma se il capitale umano, negli ultimi anni, è incline all’aridità proposta da legami virtuali e alla realizzazione di probabili automi mossi da intelligenza artificiale, come si può sperare che un nuovo prodotto cinematografico possa rivaleggiare con l’intensità dell’amore durante la visione di Love Actually o L’amore non va in vacanza?

Si stava meglio quando si stava peggio

Andando ad analizzare alcuni dati si può confermare tale fenomeno, non a caso in dieci anni la qualità dei film natalizi si è abbassata trasformandoli in prodotti di consumo largo e rapidissimo, soprattutto negli Stati Uniti. I numeri di Hallmar sono impressionanti, solo nel 2018 ha prodotto 27 film di Natale originali, generando un ritorno di 80 milioni di spettatori, e per ha annunciato che conta di superare con il Natale 2023 i 40 film a tema natalizio prodotti e trasmessi nel 2022, grazie ai quali è stato il canale via cavo più guardato durante le feste negli Stati Uniti.

È proprio il caso di dirlo, si stava meglio quando si stava peggio, sul divano, con una tazza di cioccolata calda, e cantando sulle note della canzone che accompagnava il ballo sulle scale di Hugh Grant, che ad oggi, è ancora memorabile.

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