La serie targata Sky “The day of the Jackal” dà vita a uno spy-thriller ambientato in Europa, dove un assassino inafferrabile è braccato da una spietata agente MI6, esperta in armi da fuoco.
Pubblicato nel 1971, il capolavoro di Frederick Forsyth, “Il giorno dello sciacallo”, è stato portato sul grande schermo nel 1973 da Fred Zinnemann. Oggi, Ronan Bennett, creatore di “Top Boy”, rivisita il thriller in una serie TV da dieci episodi con Eddie Redmayne, Lashana Lynch e Úrsula Corberó e sotto la supervisione dello stesso Forsyth.
La dinamica tra Bianca (Lashana Lynch), tenace e determinata, e “lo Sciacallo” (Eddie Redmayne), freddo e calcolatore, è il fulcro emotivo della serie; l’attore britannico con una performance ipnotica, incarna un anti-eroe tanto affascinante quanto inquietante. La sua interpretazione, caratterizzata da una calma apparentemente innaturale e da esplosioni di violenza efferata, porta lo spettatore ad essere curioso di ogni momento della sua “caccia”, soprattutto nei primi piani con cui vediamo il cecchino prepararsi per il colpo. Il contrasto ma anche le somiglianze dei due protagonisti trasformano lo show in un avvincente gioco del gatto e del topo, dove ogni mossa è studiata con cura.

“Se ti dicessi la verità, allora ti perderei”
Il personaggio dell’attore
Con questa interpretazione, Eddie Redmayne conferma il talento che gli valse l’Oscar in giovane età. Nei panni di un killer, egli si muove come un attore sul palcoscenico, preparando ogni mossa con la meticolosità di un interprete. Grazie a un’accurata imitazione di voci, comportamenti e tratti fisici, esaltata da abili trucchi prostetici, diventa un camaleonte capace di assumere mille identità diverse. Un uomo che vive per l’arte della sua professione e quindi dell’omicidio, studiando con maniacale attenzione ogni dettaglio della sua ‘performance’: la scena del crimine, il copione da seguire, i tempi perfetti per entrare ed uscire di scena come all’interno di un vero e proprio teatro.
Dietro la facciata implacabile dell’assassino si nasconde un’anima tormentata. Lo Sciacallo, pur agendo con freddezza e rapidità, non è immune dalle conseguenze delle sue azioni. Bennett, con maestria, ci mostra un personaggio complesso, diviso tra la necessità di portare a compimento i contratti e un’inquietudine profonda.
Lo “Sciacallo” sebbene uccida rapidamente e senza rimorso, in alcuni momenti appare turbato dal suo lavoro, ma non abbastanza da fermarsi; il tutto reso ancora più affascinante dalla sua lotta interiore e dal fervente desiderio di riconciliarsi con la moglie e il figlio. Al contrario, dalla parte opposta troviamo una ripetitività di cliché nella costruzione della storia familiare di Bianca, unita alle tipiche problematiche adolescenziali della figlia e alle preoccupazioni del marito, rendendo la narrazione stancante e prevedibile.

“Il giorno dello sciacallo” è un reinventare, non un remake
“The day of the jackal” dimostra come un classico della letteratura possa essere rivisitato con successo, adattandolo ai tempi odierni. La scelta di ambientare la storia in un contesto politico attuale, caratterizzato da tensioni e divisioni, rende il thriller di Forsyth ancora più pertinente.
La serie trova un equilibrio perfetto tra tradizione e innovazione. Da un lato, riprende i codici narrativi del thriller classico, dall’altro, li attualizza grazie a una regia moderna e a una colonna sonora che spazia dai grandi classici del passato ai suoni più attuali come i brani degli “alt-J” o dei “Radiohead”. La musica infatti, gioca un ruolo fondamentale nella serie e la colonna sonora originale di Volker Bertelmann crea un’atmosfera cupa e suggestiva che accompagna lo spettatore nel mondo oscuro del protagonista. La supervisione musicale di Catherine Grieves inoltre, contribuisce a rendere lo spettacolo un’esperienza audiovisiva unica.”
Lo show non si limita a reinventare il materiale originale, ma lo eleva attraverso una regia audace. La scena iniziale, che richiama il ‘Dark Knight’ di Nolan, è un esempio lampante. Il fucile da cecchino, addirittura stabilizzato da un gimbal in una certa scena, è il prolungamento dell’occhio del killer e dello spettatore. In questo modo, Bennet ci invita a condividere la prospettiva del protagonista, trasformandoci in complici inconsapevoli, facendo dello “Sciacallo” il proprio operatore di macchina.
Il risultato è qualcosa di positivo nel panorama seriale, spesso ripetitivo e fin troppo pigro.
“Un uomo non vale tutta questa perdita”
