La prima avvocata d’Italia torna con una secondo stagione decisamente più colorata e strutturata rispetto alla prima. Matilde De Angelis nelle vesti di Lidia Poët si conferma ancora una volta il diamante di punta della serialità italiana dopo Citadel: Diana. Al co-protagonista Jacopo, Eduardo Scarpetta, già presente nella prima stagione, si aggiunge un’altra voce importante, quella del procuratore del Re, interpretato magistralmente da Gianmarco Saurino. Una stagione all’insegna della passione e del cambiamento: si profila un nuovo fuoco amoroso, accompagnato da una proposta di legge che potrebbe fare la differenza!
Dov’eravamo rimasti?
La prima stagione di La legge di Lidia Poët è ambientata alla fine dell’Ottocento in Italia e racconta la storia di Lidia Poët, la prima donna a entrare nell’ordine degli avvocati in Italia. La serie segue il percorso di Lidia, una giovane avvocatessa dotata di grande intelligenza e determinazione, che lotta contro i pregiudizi e gli ostacoli imposti da una società patriarcale. Dopo aver superato l’esame di avvocato, Lidia ottiene il diritto di esercitare la professione, ma il suo titolo le viene presto revocato a causa del suo genere.
Nonostante questo colpo, Lidia decide di non arrendersi e continua a dedicarsi alla sua missione, collaborando con suo fratello Enrico, un avvocato affermato, per difendere i diritti dei più deboli e lottare per la giustizia. Nel corso della stagione, Lidia non solo affronta casi complessi e affascinanti, ma sfida anche le convenzioni sociali, mostrando uno spirito libero e anticonformista. Allo stesso tempo, è costretta a confrontarsi con il dilemma tra seguire le sue passioni e lottare per l’uguaglianza, rimanendo sola e rinunciando spesso a legami sentimentali.
La prima stagione esplora così il coraggio e la perseveranza di Lidia Poët, gettando le basi per il suo ruolo pionieristico nel movimento per i diritti delle donne e mostrando la sua resilienza in un mondo ostile alle donne che vogliono emergere professionalmente.
L’era del trasformismo in Lidia Poët
La seconda stagione, a distanza di un anno, mantiene il suo obbiettivo: la rivoluzione dello Statuto Albertino. Leggi che privano le donne della libertà, come i corpetti che le costringono, soffocandole.
In una Torino di inoltrato 1880 la città di Matteo Rovere sembra ricordare la Londra di Jack lo Squartatore. Ed è in quest’ambientazione che si consuma la lotta di Lidia, quella di entrare a testa alta e riscuotere il diritto di volersi iscrivere alle liste comunali. Attraverso l’ impulsività “incarnata dal sesso debole” che la spinge a presentare la sua proposta di legge sulla parità dei diritti delle donne sia nel lavoro che nella politica. Si inizia quindi una rivoluzione per ottenere l’emancipazione femminile. E in queste becere allusioni e disillusi sguardi che l’avvocatessa si fa spazio fino ad arrivare ai livelli più alti della politica per fare sentire la propria voce. Con l’aiuto del fratello Enrico, che si fa portavoce fiero di sua sorella, una donna d’ispirazione per sé stesso e la sua famiglia, che la famiglia Poët inizia ad intrecciare i propri interessi con la politica. Nomi come Costa, DePretis, le lotte dei socialisti o la minaccia di un colpo di stato sono fatti storici che qui s’incastrano con la storia di Lidia, rendendo questa seconda stagione strutturata e accattivante.
Essere moglie essere madre significa perdere la propria libertà.
La libertà va Oltre l’amore
Essere moglie e madre significa spesso sacrificare la propria libertà, e Lidia Poët incarna perfettamente questa verità. Con coraggio, si allontana da ogni forma di amore, dedicandosi completamente alla sua battaglia personale per l’indipendenza. Davanti a lei si apre un percorso di lotta solitaria, dove gli affetti sembrano sfumare. Se da un lato il mondo la riconosce come una donna forte e audace, dall’altro, nel profondo, si nasconde una tristezza costante e una solitudine incolmabile. Lidia brama l’amore, ma lo rifiuta, temendo che possa privarla della sua libertà. Dietro l’immagine della paladina e della donna coraggiosa, emerge una persona capace di amare, ma intrappolata dalla paura di compromettersi. Questa dinamica ricorda la vita di Maria Montessori, che scelse di rinunciare a essere madre e moglie per dedicarsi alla ricerca. Oggi queste scelte possono sembrare inaccettabili, ma all’epoca rappresentavano il tormento di poche donne coraggiose che sognavano un futuro senza compromessi. Grazie a Lidia Poët e all’interpretazione di Matilde De Angelis, scopriamo la storia di una grande donna che, attraverso le sue battaglie e le sue frasi incisive, riesce a farsi spazio con intelligenza in un mondo che spesso ignora il suo valore e che ci consegnerà il concetto che si può essere madre, moglie e donna allo stesso tempo.