Presentato al Festival di Cannes 77, Megalopolis di Francis Ford Coppola è pronto ad approdare nelle sale italiane il 16 ottobre. La città costruita, idealmente e cinematograficamente, da decenni, finalmente sarà resa allo spettatore, e pronta ad essere perscrutata, vagliata, giudicata e soprattutto compresa. Un film enorme, complesso, coraggiosissimo e che affonda le radici già da Apocalypse Now inseguendolo da ben quarant’anni.
Trama
Siamo a New Rome, una città di fantasia che in realtà assume massimante i tratti riconoscibili di New York, dal Chrysler Building alla Statua della Libertà sono tante le icone della città statunitense presenti nel film. Una New York che si “coppolizza” in una Roma Antica che diviene nuova attraverso lo sguardo temerario e avanguardista del regista de Il Padrino.
Il cast
Oltre a Esposito e Driver vi è la presenza di Jon Voight, Aubrey Plaza, Laurence Fishburne, Shia LaBeouf, Nathalie Emmanuel, Talia Shire, Jason Schwartzmanne Dustin Hoffman.
Megalopolis non è un film sul futuro, ma sul presente
Il nuovo lavoro di Coppola cristallizza il punto di vista di un uomo, un regista, di 85 anni, che ha ancora tantissimo da dire, e da molto tempo. Lo ha fatto con MEGALOPOLIS, mettendo a disposizione la sua proiezione colossale, visionaria, e raccontando il declino dell’essere umano, della società, del cinema, dell’attuale e del contemporaneo. Un film in cui un 85enne si prende la responsabilità di affermare che, nonostante tutto, c’è ancora speranza per la realizzazione di un futuro nobile, se solo l’uomo non si rifugiasse nella diffidenza e in ciò che già conosce, seppur scorretto, anziché affidarsi al nuovo, all’ignoto e all’inconoscibile. MEGALOPOLIS non è un film sul futuro, ma sul presente. Un presente che sta andando a pezzi, propriamente come le imponenti statue dell’Antica Roma, che si disanimano distrutte, sul manto delle strade di New York.

La fiaba di Coppola
“A fable”, un secondo titolo che accompagna sullo schermo i caratteri cubitali della scritta ‘MEGALOPOLIS’.
Un sottotitolo usato per chiarire le intenzioni del prodotto che viene restituito in sala, sottolineando l’aspetto surreale e fantastico di questo mondo al quale Coppola ha lavorato dal 2019 e per il quale ha investito 120 milioni di dollari.
Storia di potere, famiglia e innovazione
MEGALOPOLIS parla del gioco di potere, della corruzione e della famiglia.
Il sindaco di Megalopolis Frank Cicero (Giancarlo Esposito) rappresenta il punto di diffidenza nei confronti del futuro, guarda la sua città esclusivamente da un lato economico, venale; una caratterizzazione incline ad ostacolare il progresso e la possibilità di un futuro migliore.
Esattamente agli antipodi di questo personaggio troviamo Caesar Catilina (Adam Driver), un innovatore, un sognatore, un idealista dell’essere umano e del mondo in cui vive.
Un protagonista che incarna la speranza che Coppola riserva all’uomo nonostante la sua incontrovertibile natura incline alla decadenza.
Un messaggio estremo, inusuale, romantico
Quale sarà il mondo che lasceremo ai nostri discendenti? La risposta accoglie l’essere umano come punto di partenza per una realtà migliore. L’uomo è al centro di ogni cosa e dal quale dipende totalmente il destino della Terra/MEGALOPOLIS e di tutto ciò che la vive, la governa e la compone.
Da una visione irreale, la città “coppoliana” diventa a poco a poco reale e realistica, in cui il ‘domani’ è visto con una figurazione luminescente, giallo-dorata, in cui la parte giovane e neonata della società diventa elemento fondamentale di rinascita e speranza.
Un’opera nostalgica
MEGALOPOLIS è senz’altro un film utopico, scomodo, che probabilmente farà discutere per anni, è un’opera nostalgica, grazie alla quale Coppola rivela allo spettatore le sue perplessità riguardo all’attualità della contemporaneità, ma ammettendo, che in ogni caso, non smetterebbe mai di credere e scommettere sull’umanità.
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