Inevitabile, i figli d’arte, nascono fin da subito con la spada di Damocle che ne definisce bravura, talento, critica e un distruttivo termine di paragone con i propri padri e le proprie madri.
L’avere un cognome imponente, e già illustre, comporta una lama a doppio taglio dal quale emergono vantaggi e svantaggi, e in alcuni casi si propone come una condanna, una tortura, in grado di distorcere le reali doti e interpretazioni dei “nope baby”, sul grande schermo.
Nope baby è così che in America vengono chiamati i figli d’arte. Nascere un nope baby significa barricarsi all’ombra dei giganti, di figure intramontabili, capaci di eclissare chi hanno messo al mondo, sia dal punto di vista artistico, che professionale.
Il nope baby è una persona richiamata costantemente a dover vivere le proprie soddisfazioni come una lucente proiezione della fiducia che il pubblico ha manifestato nei confronti dei suoi ascendenti familiari.
Negli anni, il cinema, ha incluso tantissime coppie di genitori e figli che hanno deciso, nonostante i diversi pregiudizi sociali, di condividere insieme, ma non solo, l’immensa passione per la recitazione e la cinefilia.
Nonostante si presenti come un percorso arduo, molti figli d’arte hanno deciso di seguire le orme di chi li ha cresciuti.
Figlio d’arte del cinema
Potremmo elencarne molti, ma ad oggi ci focalizziamo su uno dei cognomi più celebri, Scarpetta.
Eduardo Scarpetta, classe 1993, trisnipote di Eduardo Scarpetta, classe 1853, il celebre attore e commediografo napoletano; un’eredità immensa, ingombrante che richiede al giovane dote e massima ambizione.
L’attore si è diplomato al Centro Sperimentale, ha debuttato con L’amica geniale, per poi continuare con lavori come Capri – revolution di Mario Martone, il biopic Qui rido io (sulla sua famiglia), Carosello Carosone, e la serie tv Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek.
Rimanendo in casa, può essere annoverato tra i figli d’arte anche Pietro Castellitto, figlio di Sergio Castellitto, e che in pochi anni è riuscito ad affermare una carriera solida e brillante.
Il Castellitto Junior adotta uno stile registico sui generis, identitario, senza timore, e questo gli sta consentendo di spianarsi una strada perfetta per un enorme successo, aldilà del cognome che porta.
Ed infine, per quanto riguarda il Bel Paese, non ci resta che menzionare Leo Gassmann, figlio di Alessandro Gassmann, nonché nipote di Vittorio Gassman. Il giovane, nonostante abbia fatto un giro molto lungo prima di arrivare alla prova attoriale, ha affermato il suo talento grazie alla Rai, affidandogli il ruolo di Califano nell’omonimo biopic; ed è stato un successo.
Ma non finisce qui, i figli d’arte emergono, a gran voce e a gran immagine, non solo in territorio nazionale ma anche internazionale, tra questi ricordiamo:
la grandissima Sofia Coppola, che nonostante l’enormità del suo cognome, ha dato dimostrazione di essere un’abilissima regista, restituendo al pubblico un genere di cinema estetico, impegnato, indiscutibilmente pop. Lei, che a prescindere dall’imponenza della figura di chi l’ha preceduta, (Francis Ford Coppola) è riuscita ad affermarsi come icona di femminilità cinematografica.
Ed ancora, Katherine Hepburn, Henry Fonda e Jane Fonda, nomi che insieme descrivono la storia del cinema. Si ricorda il film campione d’incassi “Sul lago dorato” del 1981 targato Mark Rydell. Pellicola che ha rappresentato l’unica collaborazione tra Henry Fonda e la figlia.
I figli d’arte nel cinema, quando il talento supera il cognome
Insomma vi sono tantissimi figli d’arte che si sono fatti avanti nel mondo del cinema, nonostante il peso del proprio cognome, e a giudicare dai nomi anzi scritti, il cognome è stato solo un barlume di luce in mezzo ad un mare di bravura.
Eh sì, è proprio il caso di scriverlo, alle volte, il talento è in grado di superare di gran lunga le lettere che compongono un cognome memorabile.