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9 minuti di applausi per "Parthenope", lo sguardo incantato dal mondo di Sorrentino - Pop Corn Club
sabato, Aprile 19, 2025

9 minuti di applausi per “Parthenope”, lo sguardo incantato dal mondo di Sorrentino

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Ieri a Cannes è stato il giorno di Paolo Sorrentino e della sua ultima fatica “Parthenope”, che a fine proiezione è stata accolta da nove minuti di applausi.

“Napoli è il paesaggio di un involucro che raccoglie tutta la Commedia umana: malinconia, solitudine, desiderio, nella giovinezza che passa e se ne va. E dunque l’inganno e la terribilità della bellezza”, così il regista napoletano ha presentato il film al Corriere della Sera poco prima della proiezione. In prima fila, oltre al regista e i protagonisti, anche Sting, Vincent Cassell, Marco Bellocchio e Valeria Golino.

Il miracolo della giovinezza

Un film di sorrentiniana lentezza disarmante, variegato e ricco, audace e folle. Un film già visto, ma per la prima volta. Un’opera al femminile spregiudicata, che non teme giudizi. Anche in questo film, così come negli iconici “La grande bellezza” e “E’ stata la mano di Dio”, un cast corale aderisce perfettamente ad una narrazione iconica e camaleontica, capace di toccare ogni registro cinematografico, ma soprattutto, umano.

Parthenope non è un mito o una sirena. Parthenope è una donna di incomparabile bellezza che conduce lo spettatore in un viaggio che parte dagli anni ’50 e arriva fino al 2023, l’anno dello storico scudetto del Napoli.

Prima giovane donna, interpretata brillantemente da Celeste Dalla Porta (al suo esordio sul grande schermo), bella, vulcanica e combattuta tra sogni, proposte e realtà. Poi donna adulta, pervasa dall’autentica soddisfazione di essere riuscita a diventare ciò che desiderava.

Parthenope, secondo Paolo Sorrentino

Il film – racconta Sorrentino – è un ritorno a Napoli. Parla d’amore tra donne, di amori proibiti, tabù, di primi amori, paterni, mancati. Cercavo per questo al netto la miglior interprete possibile, Celeste aveva tutte le caratteristiche che mi servivano, sa recitare, ha una straordinaria capacità di muoversi negli accenti, e di passare nelle età, a 18, come a 35 anni, senza artifici. Possiede una dote, anche nel dolore, nella tristezza, si intravede già la fine, ed è molto bella.

Se da un lato – continua – La grande bellezza è la storia di un sguardo disincantato sul mondo, Parthenope è invece lo sguardo incantato dal mondo, sono totalmente opposti, ma hanno in comune una struttura narrativa di un personaggio-Caronte che ci conduce all’interno di alcuni mondi. Lo aveva Jep Gambardella, lo ha qui Parthenope. Lei rappresenta Napoli, in quanto entrambe sono un mistero, indefinibili, soprattutto quando è giovane, e scopre gli strumenti per andare in scena. Quando diventa grande, si stanca di rappresentare sé stessa. La città, invece, continua la sua eterna recita, e quando ci torna 40 anni dopo, la intercetta nei festeggiamenti sommi della vittoria dello scudetto.

Era già tutto previsto

Era già tutto previsto, fino al tempo che sapevo: lo sapeva Cocciante (la cui canzone fa da colonna sonora al film) e lo sapeva Paolo Sorrentino quando ha deciso di affidare il ruolo più importante alla debuttante Celeste Della Porta, che fluttua, guidata dagli occhi del regista, attraverso i miti, le risposte sbagliate alle domande giuste, felicità, insoddisfazione, libertà. Meraviglioso e iconico l’incontro con uno scrittore, interpretato da Gary Oldman, conosciuto attraverso gli scritti letti dal suo professore di antropologia (Silvio Orlando), che riesce a mostrarle un modo nuovo, diverso, di guardare.

Nessun richiamo agli altri film di sorrentiniana memoria, Parthenope è un viaggio, nuovo, epico e intrigante, sulla lunghezza e la brevità della vita, attraverso figure, uomini, donne, attori e attrici, che ammaliano, incantano, feriscono, ci dominano, come una sirena, come Napoli, come Paolo Sorrentino.

Nel cast anche Peppe Lanzetta, Luisa Ranieri, Isabella Ferrari, Dario Aita, Biagio Izzo.



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