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Antonio Capuano non si disunisce e torna dietro la macchina da presa con "Hungry Bird" - Pop Corn Club
sabato, Aprile 19, 2025

Antonio Capuano non si disunisce e torna dietro la macchina da presa con “Hungry Bird”

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Antonio Capuano torna dietro la macchina da presa per il suo nuovo film intitolato «Hungry Bird», a distanza di quattro anni da «Il buco in testa».

Non si disunisce il regista napoletano, che ancora una volta, ha il desiderio di narrare di ragazzi. A quanto pare Hungry Bird è la storia di due ex coniugi alle prese con una dura battaglia legale per l’affidamento del figlio, il marito sarà interpretato da Vinicio Marchioni e la moglie da Teresa Saponangelo; quarantenni separati, Marta e Guido chiedono al tribunale la sentenza «giudiziale», per decidere di autorità il tempo che il bambino dovrà passare con l’uno o con l’altro. Per arrivare alla decisione finale il giudice avrà la necessità di ascoltare il minore facendogli ripercorrere ricordi, drammi, tristezza e rancori.

Le riprese, girate tra Chiaia e Posillipo, andranno avanti fino ai primi giorni di giugno. La disputa giuridica tra madre e padre sarà ambientata nel prestigioso studio professionale Cafasso di Viale Elena.

Il film è prodotto da Andrea Leone e Antonella Di Martino per Mosaicon Film, Dario Formisano per Eskimo, Nicola Giuliano, Francesca Cima e Cartlotta Calori per Indigo Film, Lucy De Crescenzo per Europictures, e con Rai Cinema.

Da “Vito e gli altri” al non ti disunire Sorrentiniano

Antonio Capuano ancor prima di essere un abilissimo cineasta, sceneggiatore e drammaturgo, è scugnizzo nell’anima e nel cuore, lo si trova sempre a Marechiaro mentre fa il bagno ad ogni ora, in qualsiasi stagione.

Lo si può considerare senza ombra di dubbio un perfetto precursore della nouvelle vague napoletana; la sua poetica eccentrica e priva di censure, non è poi così lontana dal disagio giovanile narrato dall’ondata cinematografica, preziosa e intellettualistica, di Truffaut e Godard.

Dopo aver fatto una lunga gavetta da scenografo in televisione, esordisce nel mondo del cinema nel 1991 con un lungometraggio intitolato Vito e gli altri, una storia ambientata a Napoli e incentrata esclusivamente sulle difficoltà dei ragazzi, vincitore della ottava edizione della Settimana Internazionale della Critica al Festival di Venezia.

Nel 1996 è la volta di Pianese Nunzio, 14 anni a maggio, storia di un parroco che si lega fortemente al suo giovane chierichetto fino ad instaurare un rapporto che travalica tra l’affetto e l’amore.

Successivamente dirige Polvere di Napoli, nel 1998, un progetto che vede emergere un giovanissimo Paolo Sorrentino, accanto a Capuano nella stesura della sceneggiatura del film. È esattamente in questo momento che i due si incontrano, restando molto amici, seppur le loro strade si siano divise in seguito.

Con Luna rossa, il regista mostra sul grande schermo le famiglie della criminalità organizzata senza alcuna concessione di redenzione, dignità ed eroismo delinquenziale. I camorristi di Capuano sono coloro che corrono verso una morte senza morale e moralità.

Il lavoro più attuale è Il buco in testa (2020), un film che manifesta senza remore una pagina dolorosa della storia italiana, il terrorismo. La storia è ispirata a un fatto di cronaca: l’assassinio di Antonio Custra, vicebrigadiere ucciso a Milano nel corso di una manifestazione il 14 maggio del 1977.

L’anti divo

84 anni di giovinezza Antonio Capuano, confermandosi negli anni un artista eccellente e anticonformista, che ha fatto dell’autenticità e napoletanità il caposaldo della sua vita e della sua arte. A lui piace il conflitto, piace l’indipendenza e piace soprattutto la libertà, quella che ha sempre ricercato attraverso la sua natura da anti divo, e che l’ha visto crescere professionalmente e umanamente, senza essersi mai disunito.



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