La seconda parte della pellicola sci-fi di Zack Snyder Rebel Moon 2: La sfregiatrice sembra già essere stata passata al setaccio dal severo pubblico di Rotten Tomatoes, che si aggiudica, a pochi giorni dall’uscita, un misero 17%. Il regista è abituato ad una critica spregiudicata con i suoi precedenti film, sia 300 che Batman vs Superman, e questo non costituisce l’eccezione.
Se chi ci sta leggendo si è perso la prima parte, può leggere il nostro recap e fare un passo indietro.
Facciamo un passo indietro
Kora (Sophia Boutella) è una Anakin Skywalker, una tra le guerriere più spietate del Mondo Madre, impero militare basato sulla sopraffazione, e decide di ritirarsi sul pianeta Veldt, abitato da agricoltori. Quando arriva l’ammiraglio Atticus Noble (Ed Skrein) a riscuotere grano dagli abitanti di Veldt, Kora fa diventare Veldt il proprio campo di battaglia. La sua missione è salvare i contadini per redimersi da un peccato del passato!
Così la donna decide di unirsi ai ribelli capeggiati dai fratelli Darrien Bloodaxe e Devra Bloodaxe, andando a cercare i migliori guerrieri della galassia e convincerli ad unirsi a lei contro l’impero. Tra gli arruolati il celebre Generale Titus salvato dall’alcool; Tarak Decimus un principe scappato dal proprio pianeta per salvarsi e ritrovato poi come schiavo e legato come un animale, quando si dice dalle stelle alle stalle; Nemesis, una madre resa vedova dalla forza dell’impero e Gunnar, contadino di Veldt pronto a rischiare la propria vita per il suo popolo. Il film si chiude con il combattimento finale tra Kora e Noble, che costituisce un assaggio di quello che accade in questa seconda parte.
Rebel Moon 2
Dopo un breve recap da parte dei protagonisti del film, grazie all’uso dei flashback, torniamo sul pianeta Veldt. I contadini con il piccolo, ma valoroso esercito, formato dai più ricercati guerrieri della galassia con a capo Kora hanno 5 giorni di tempo per raccogliere il grano e imparare i rudimenti di combattimento per difendersi dalla guerriglia dell’ammiraglio Noble, sopravvissuto alla battaglia con Kora.
Nel frattempo, per chi se lo fosse perso nella prima parte, (ri)scopriamo che Kora è la cosiddetta Sfregiatrice, Arthelais per suo padre adottivo, il reggente Belisarius e assassina della principessa Issa.
Una lunga e lenta parentesi bucolica sulla vita dei campi e sulla raccolta del grano, che pare un omaggio più all’Eneide di Virgilio che ad un qualsivoglia film sci-fi, occupa la prima parte della pellicola. In meno di 5 giorni il rurale pianeta diventa un campo da combattimento con trincee, armi e tunnel. Sarà abbastanza per salvarsi la pelle? Lo scopriremo all’alba del nuovo giorno. Prima però, il regista ci lascia entrare nella mente dei guerrieri per empatizzare con loro, grazie al racconto delle storie personali e le motivazioni che li hanno condotti fino a Veldt. I cavalieri del generale Titus che confessano storie e segreti prima dell’imminente battaglia.
Una cicatrice dalla stessa sfregiatrice
L’alba è arrivata e così anche le truppe di Noble che si scontrano con i Veldtiani dando ampio spettacolo per uno scontro futuristico in piena regola. Protagonisti assoluti di questo battaglione, grazie allo slowmotion e alle riprese in primo piano, sono effetti speciali, calci rotanti, pirotecniche sequenze di battaglia con carri armati futuristici, astronavi che precipitano, esplosioni e persone che sbucano dalla terra con dei lanciarazzi. La pellicola chiude senza spargere sangue, metaforicamente, la storia iniziata dal primo film, aprendone una nuova per i progetti futuri di Snyder. Infatti il regista vorrebbe creare una seconda trilogia e addirittura un podcast dell’universo di Rebel Moon. Le premesse di questo botteghino non fanno auspicare bene per i progetti futuri del regista.
Personaggi anonimi
Kora è colei che regge tutta la trama: il suo essere introversa e repressa emozionalmente dovrebbe farci provare un qualche tipo di pena, soprattutto quando prova a stringere rapporti sentimentali con Gunnar, ma l’unica cosa che ci trasmette è la noia. Il Generale Titus è stato salvato dal suo declino per aprire il club degli alcolisti anonimi, affinché tutti raccontassero le loro storie e costruissero un legame non solo tra loro, ma anche con noi spettatori, perché dopo 1h di film le dinamiche tra i personaggi risultano inesistenti. Degna di nota è la guerriera cyborg, Nemesis, interpretata dall’attrice sudcoreana Doona Bae, la quale permette a Snyder un degno omaggio a Star Wars con le sue spade laser. Un personaggio il cui peso avrebbe potuto dare una svolta a caratterizzazioni così anonime, ma il cui potere non è stato sfruttato a fondo. Giustifico la presenza del principe Tarak solo perché starà sponsorizzando un olio per corpo futuristico, altrimenti non si spiega la sua presenza in questa pellicola, così privo di spessore e che fatica a prendere un posto nello squadrone. L’intera improbabile “truppa” parte come una potenziale famiglia disfunzionale, la coesione arriva immediata, senza che Snyder possa sfruttare l’elemento “disfunzionale”. Tutta la parte emozionale è affidata a James o cyborg, doppiato da Anthony Hopkins, che umano non è, ma a cui spetta la migliore battuta:
Mi sono stati dati ricordi di un mondo che non vedrò mai, fedeltà ad un re che non posso servire e amore per una bambina che non ho potuto salvare..
Rebel Moon 2 è un facsimile di Star Wars o Dune?
Nonostante l’esplicita reference del regista a Star Wars e di voler creare un universo Snyderiano con i propri elementi, quando si inizia il film il parallelo con Dune di Denis Villeneuve, uscito solo qualche settimana fa e ancora disponibile nelle sale cinematografiche è lampante. Noble refrigerato e curato all’interno della vasca proprio come il barone Vladimir; il popolo rurale di Vledt come il popolo dei Fremen, senza le grandi capacità combattive. La spezia di Dune è il nuovo grano di quest’universo. Gli Harkonnen che ottengono l’aiuto dall’imperatore come l’ammiraglio Noble dal reggente Belisarius. Più che l’universo di Snyder, qui sembra un gran pentolone in cui più multiversi coesistono e si fondono per arrivare al confusionario e sbiadito Rebel Moon, che inciampa sugli stessi errori di regia del primo film e ci delizia con poche scene, farina del sacco di Snyder. Le scene sembrano essere girate più per aestetic che per la storia, complice la collaborazione del regista con Netflix, i quali puntano più sulle visualizzazioni che al contenuto. Un film che aveva tanto potenziale, ma che è stato mal gestito. Confidiamo tutti in te, James!