Nel panorama cinematografico italiano, Pensavo fosse amore… invece era un calesse (uscito esattamente ventitré anni fa, il 20 dicembre del 1991) di Massimo Troisi rappresenta una svolta significativa nella rappresentazione delle relazioni amorose e nella stessa idea di commedia. Questo film non si limita a raccontare una storia d’amore, ma esplora con autenticità e la giusta dose di cinismo il momento cruciale in cui una relazione deve finire. Troisi, in un’intervista, affermò che “ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell’inizio” per porre fine a un rapporto. Ed è proprio questo il cuore pulsante del film: il coraggio di lasciarsi andare.
Pensavo fosse amore invece era un calesse
La storia segue Tommaso e Cecilia, due fidanzati napoletani, che si avvicinano al matrimonio. Tommaso è il proprietario di una trattoria accanto a Castel dell’Ovo, mentre Cecilia è una donna passionale ma tormentata dalla gelosia. La relazione si incrina quando Cecilia si convince, durante un momento di intimità, di aver sentito Tommaso pronunciare il nome di un’altra donna, Elena. Questo evento scatena una spirale di dubbi e incomprensioni che porteranno i due a confrontarsi con i limiti del loro legame.
Un film disincantato e attuale
Troisi utilizza il linguaggio della commedia per scardinare le aspettative tradizionali del genere. Non c’è il classico lieto fine, ma un finale che riflette la complessità della gestione delle emozioni (e relazioni) umane. La sua narrazione si distingue per un tono disincantato e venato di cinismo, che sfida il romanticismo idealizzato della commedia tradizionale. In questo senso, il film segna una nuova direzione: non celebra l’amore a ogni costo, ma lo analizza in tutte le sue sfumature, compreso il momento in cui si riconosce che restare insieme non è la scelta giusta.
La forza di Pensavo fosse amore… invece era un calesse sta proprio nella sua capacità di parlare del coraggio necessario per separarsi. Troisi suggerisce che anche la fine di una relazione può essere un atto d’amore, un gesto di rispetto verso se stessi e l’altro.
L’innovazione del film risiede nel fatto che Troisi inserisce una buona dose di realismo nella commedia, rendendola uno strumento per affrontare qualcosa che fino a quel momento era stato inesplorato o quasi. Questo approccio, che mescola leggerezza e riflessione, ha influenzato non solo il cinema italiano, ma anche il modo in cui il pubblico percepisce la commedia come genere capace di raccontare la vita in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più dolorose.
Con Pensavo fosse amore… invece era un calesse, Massimo Troisi ha ridefinito i confini della commedia, creando un’opera che ancora oggi rimane attuale, con personaggi con i quali è impossibile non empatizzare. Non è solo un film sull’amore, ma una riflessione sulla libertà di scegliere, di lasciare andare e di vivere l’autenticità dei propri sentimenti.