Le quattro stagioni dell’Amica Geniale lei le ha vissute sulla propria pelle. Ragazza giovanissima prima, nonna poi. Valentina Acca ha lavorato sodo per dar corpo a Nunzia Cerulo, madre di Lila, per una trasformazione fisica eccezionale e un impegno sul set durato oltre 5 anni. Esperienza che porterà nel suo bagaglio già ben ricolmo di avventure come un Cannes da protagonista di “Pericle il nero” e un premio Ubu come miglior attrice.
Il tuo personaggio nel corso delle stagioni ha subito diverse evoluzioni, sia da un punto di vista emotivo che, ovviamente fisico, quale aspetto del tuo personaggio ti ha maggiormente segnata nel corso di quest’esperienza?
L’aspetto più interessante sul quale ho lavorato è stata la semplicità. Semplicità insieme al concetto di libertà tipici del mio personaggio. Elementi presenti, non solo in Nunzia, ma in tutte le caratterizzazioni femminili de L’amica geniale.
Nunzia conquista dei piccoli spazi di libertà, mediante anche al principio dell’emancipazione femminile, altro aspetto preminente, tipico del personaggio che ho interpretato e principio che sta molto a cuore alla Ferrante.

Ricorda la prima volta che ha conosciuto la sua “Nunzia”? Com’è stato immergersi nella parole di Elena Ferrante?
Il primo incontro che ho fatto con il mio personaggio è stato durante le selezioni attraverso un lavoro centellinato, costruito con calma, e anche in ascolto con la regia. Generalmente quando entro in parte ho sempre bisogno di calarmi nel corpo dei personaggi che interpreto; corpo non solo fisico, ma inteso anche come corporeità che comprende la parola e il suono. Con l’amica geniale è stato un lavoro di collettività, in cui la costruzione di Nunzia, doveva essere rielaborata anche con la definizione delle relazioni degli altri personaggi.
La serie racconta una Napoli intrisa di storia, contraddizioni e lotte. Quanto di questa Napoli trovi ancora presente oggi nella città che conosci, e nelle persone?
Tantissimo. Napoli ancora oggi è una città piena di contraddizioni. La Ferrante ha fatto un affresco attuale e ancora vivo ancora ai giorni nostri. Nella città partenopea vivono gli opposti, il sacro con il profano, il giusto e l’ingiusto, il bello e brutto; è proprio la natura di Napoli. Da una parte si respira la libertà, ma dall’altra mette a dura prova. Un luogo che rappresenta una vera e proprio forma di resistenza. La Ferrante in questo è stata molto contemporanea.


La serie è un racconto di crescita e trasformazione. Come attrice, in che modo pensi che L’amica geniale abbia contribuito alla tua crescita personale e professionale?
Ha contribuito moltissimo. È stata una grande avventura. Ho sempre lavorato tra il cinema, il teatro, la televisione, ma l’amica geniale è stata la mia prima esperienza di lunga serialita, e dal punto di vista professionale mi ha arricchito tanto, soprattutto per quanto riguarda il fattore tempo, che nelle serie risulta essere molto dilatato. Dal punto di vista personale mi ha fatto molto riflettere sui temi principali dell’emancipazione femminile, il ricreare la propria vita, lo sviluppo delle relazioni tra donne, tutti contenuti che mi hanno appassionata, e che ad oggi cerco di costruire nella mia vita.
Adesso cosa ti aspetta? Dove ti vedremo?
Ora sono in una fase di ricognizione, ma anche molto concreta. Sto lavorando a due progetti teatrali nati dal mio percorso autorale. Il primo si chiama “parole di pace”, e tratta di un viaggio espresso mediante parole di pace, tema rilevante soprattutto a causa degli eventi di guerra, attuali, e l’altro verte su Eleonora Duse, attrice che ha rivoluzionato il teatro dell’800/900.