Napoli New York racconta temi come l’immigrazione, l’accoglienza non con la violenza che siamo abituati a vedere, ma con quella patina di favola, come i fratelli Grimm, cercando di raggiungere un pubblico più ampio.
In un’epoca cinematografica in cui le storie d’immigrazione sono raccontate spesso con il filtro della denuncia sociale, il nuovo film di Gabriele Salvatores si distingue per la sua capacità di farci guardare alla speranza senza cadere nel sentimentalismo facile. Ispirato a un soggetto di Federico Fellini e Tullio Pinelli, il film ci porta negli anni ’40, in un’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale, raccontando con delicatezza e forza i sogni di due bambini che, fuggendo dalla miseria, inseguono il sogno americano.
Pierfrancesco Favino si inventa e costruisce, come solo i grandi sanno fare, un personaggio ex novo, con una lingua figlia del napoletano e dell’americano, il comandante Garofalo, pieno di sfumature che sotto la sicumera di chi ha realizzato il sogno americano, non dimentica le proprie origini e dimostra uno spirito solidaristico nei confronti dei due piccoli migranti.

Napoli-New York
Gabriele Salvatores utilizza due stili di regia diversi a seconda della città (anche per motivi pratici, infatti la New York degli anni ‘40 è completamente ricostruita): nella parte di Napoli, i personaggi pur in difficoltà respirano all’interno dell’inquadratura, mentre a New York sono sommersi, schiacciati da ciò che li circonda, nonostante sia una città più grande. In questo modo, la regia di Salvatores ci regala uno spaccato visivo e narrativo che fa dialogare tra loro il dinamico contrasto tra i due mondi. Napoli, con la sua bellezza ruvida e la sua lotta quotidiana per la sopravvivenza, e New York, la città che accoglie ma anche schiaccia i suoi nuovi abitanti, costringendoli a ripensare il loro posto nel mondo.
La trama è semplice, ma universale: Carmine e Celestina, due scugnizzi napoletani di 12 e 9 anni, lottano per sopravvivere tra le rovine di Napoli, senza una famiglia, senza un posto stabile dove stare. Quando la possibilità di una nuova vita si presenta sotto forma di un transatlantico diretto a New York, i due bambini vi si imbarcano clandestinamente. Con l’aiuto di Domenico Garofalo (Pierfrancesco Favino) e George (Omar Benson Miller), i due affrontano la traversata verso una metropoli sconosciuta, dove impareranno a chiamare casa un luogo inizialmente respingente.
Tu non sei straniero, sei solo povero. Chi è ricco non è straniero da nessuna parte.
Restare insieme è un atto di resistenza
I bambini non “recitano”, ma vivono davvero quello che stanno facendo, portando lo spettatore a entrare nel loro gioco. Ogni passo che compiono è una conquista, un atto di coraggio, pur rimanendo profondamente bambini. Carmine e Celestina non si arrendono mai, non si perdono mai d’animo, e la loro forza di restare insieme, di affrontare le difficoltà con determinazione, diventa un atto di resistenza, di chi non vuole farsi sopraffare dal mondo che lo circonda.
La regia di Salvatores traccia un netto confine tra Napoli e New York. Napoli, con la sua bellezza ruvida, è una città dove la miseria non annulla la voglia di vivere e l’arte di arrangiarsi. Le inquadrature della città, le strade, le macerie, ci raccontano una realtà cruda, ma anche la determinazione a sopravvivere, a continuare a lottare. New York, invece, è raccontata come un mondo che sembra tanto grande quanto lontano, ma dove ogni piccolo passo verso il futuro è un trionfo, una conquista. La città che accoglie, ma che è anche un luogo alienante, è un altro personaggio del film: una metropoli tanto affascinante quanto minacciosa, che cambia e plasma chi vi si trova, senza concedere nulla di scontato.
Il film alterna momenti di grande tensione a sequenze piene di poesia, catturando la fragilità di due bambini che si spingono sempre più lontano, sperando che quel viaggio non sia solo fisico, ma anche e soprattutto emotivo. La grandezza di questa storia sta nella sua capacità di non abbandonare mai il realismo, pur entrando nella fiabistica più autentica, che rende New York un luogo quasi surreale, che si vede e si sogna al tempo stesso. È in questa combinazione che Napoli New York trova il suo fascino: nell’incontro di due mondi che si attraversano, si influenzano e si trasformano.
Il sogno americano è la favola di Gabriele Salvatores
Napoli New York non è solo un film che ci insegna a essere più solidali, ma a guardare il mondo in maniera ottimistica. È una storia che va al di là della semplice lotta per la sopravvivenza: è un racconto che ci mostra che, a volte, la vera ricchezza non è qualcosa che si trova, ma qualcosa che si crea insieme, giorno dopo giorno, passo dopo passo. La fotografia, precisa e immersiva, alterna la durezza delle rovine di Napoli alla lucentezza di New York, creando una simmetria tra due mondi che si uniscono attraverso il viaggio dei bambini. Ogni scena è un respiro, ogni movimento una ricerca di un posto sicuro dove i protagonisti possano finalmente sentirsi a casa.
Carmine e Celestina combattono una lotta quotidiana per un futuro che non conoscono, ma che sentono possibile, finché possono contare l’uno sull’altra. E forse, in fondo, questo è il vero viaggio che ci racconta Napoli New York: quello che portiamo dentro, che nessuna difficoltà può annientare, finché non perdiamo il coraggio di credere l’uno nell’altro.