La prima stagione di Tutto chiede salvezza, serie Netflix ispirata al romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli (Premio Strega Giovani 2020), affrontava con coraggio e autenticità i pregiudizi riguardanti la malattia mentale, rivelando cosa significhi realmente convivere con quella che viene definita “la bestia”.
In soli sette episodi, che corrispondono ai giorni di TSO del ventenne Daniele (Federico Cesari) presso la clinica Villa San Francesco, la serie toccava le corde più profonde dello spettatore con una miscela di emozione, ironia e realismo.
La seconda stagione, disponibile su Netflix dal 26 settembre, supera le aspettative (E probabilmente la prima stagione). È una conferma e la perfetta dimostrazione che esistono produzioni capaci di trattare la malattia mentale senza ricorrere a cliché o pietismi. Sono passati due anni dall’intensa settimana trascorsa da Daniele con i suoi compagni di stanza – Mario (Andrea Pennacchi), Gianluca (Vincenzo Crea), Giorgio (Lorenzo Renzi), Madonnina (Vincenzo Nemolato) e Alessandro (Alessandro Pacioni) – mentre cercava un senso per il dolore che provava, senza probabilmente riuscire a conviverci senza lasciarsi sopraffare. Ora lo ritroviamo in una nuova veste: non più paziente, ma tirocinante infermiere nella stessa clinica.

La bestia
In Italia, la malattia mentale è ancora un argomento da evitare, che si ha la tendenza a nascondere per vergogna, e che spesso viene mal gestita da parte della società e delle istituzioni, creando disagio e timore. Non viene accettata dalle famiglie e questo, molto spesso, porta a peggioramenti o addirittura a tragedie. L’idea di portare quest’argomento in una serie tv, con la giusta dose di autenticità, di cinismo, di ironia e di speranza, è sicuramente un passo in avanti nella comunicazione e nell’accettazione, perché il problema esiste, e purtroppo non lo risolvi con una serie tv.
Ma qual è l’origine della malattia mentale? Il dottor Mancino (Filippo Nigro), con il quale il protagonista aveva avuto difficoltà in passato, dice: “In un reparto di psichiatria, tra noi e loro c’è solo una differenza: il caso”. La sanità e la follia, sostiene, sono determinate dalla fortuna e dai colpi che la vita ci infligge.
Tutto chiede salvezza 2
Nonostante il nuovo ruolo, Daniele è ancora vulnerabile e tormentato, alle prese con dipendenze e battaglie interiori. Nina (Fotinì Peluso), l’attrice oppressa da tendenze suicide, con cui aveva legato a Villa San Francesco, sta tentando di portargli via la custodia della figlia Maria. Nel frattempo, continua a frequentare Gianluca e a incontrare Giorgio, ora dipendente della clinica. Mario, invece, è scomparso, forse “per essersi avvicinato troppo all’uccellino”, mentre di Madonnina non si sa più nulla. Alessandro, che resta un paziente della struttura, vive in una condizione di solitudine che strazia il cuore, ma che lo rende protagonista di una delle scene più poetiche e toccanti della stagione.
Il ritorno in clinica, articolato in cinque settimane (e altrettanti episodi), mette a dura prova Daniele, la cui empatia verso gli altri può rivelarsi distruttiva. I nuovi pazienti non sono affabili come i vecchi amici; alcuni sono aggressivi e difficili da gestire. Tra loro ci sono Matilde (Drusilla Foer) e Rachid (Samuel Di Napoli). Proprio Matilde, occupando il letto di Mario, riesce a capire Daniele meglio di chiunque altro, dicendogli: “Io ti vedo, cerchi di sembrare normale, ma dentro di te hai la bestia. La tua anima è nera”. Questa rivelazione lo sconvolge, ma è la dottoressa Cimaroli (Raffaella Lebboroni) a offrirgli la forza per andare avanti: “La vera sfida è scoprire in ogni paziente quella scintilla di umanità che a te sta così a cuore”.
Drusilla Foer
Drusilla Foer, in Tutto chiede salvezza 2, offre un’interpretazione iconica e a tratti memorabile. Nel ruolo di Matilde, porta sullo schermo una vulnerabilità che risuona con realismo, mostrando un personaggio segnato dalla sofferenza ma incredibilmente autentico. La sua capacità di trasmettere emozioni senza filtri crea un legame immediato con il pubblico. Ogni scena in cui appare è un momento di verità, in cui la sua fragilità si intreccia con una forza interiore che la protegge dai suoi demoni. Drusilla Foer riesce a farci vedere non solo il dolore del suo personaggio, ma anche la ricerca di connessione e comprensione in un mondo che spesso la respinge. La sua interpretazione è una testimonianza di come, anche nel buio, ci si possa far luce da soli.
Una serie che può e deve fungere da apripista
Rispetto alla prima stagione, Tutto chiede salvezza 2 adotta una scelta audace: dare maggiore centralità a Daniele, sacrificando la coralità della serie e lasciando alcuni nuovi personaggi, come Armando (Vittorio Viviani) e Paolo (Marco Todisco), in secondo piano. Tuttavia, il cast si conferma eccellente. Lorenzo Renzi offre un’interpretazione brillante, mentre tra le new entry, Samuel Di Napoli e Drusilla Foer si fanno notare: quest’ultima, in particolare, riesce a essere affascinante e intensa anche nel ruolo di un personaggio fragile e disperato.
Questa seconda stagione è più dura, meno poetica, ma anche più profonda e impegnativa. La sensibilità acuta di Daniele lo porta a coinvolgersi emotivamente con i pazienti, trascinando lo spettatore in un viaggio emotivo senza precedenti. Tutto chiede salvezza 2 esplora la malattia mentale con una delicatezza rara, senza mai risultare invadente o morbosa, e ben lontana dai pietismi. La serie ci ricorda che, nonostante le difficoltà, con il giusto supporto è possibile affrontare i propri demoni interiori. Non è solo una produzione dal grande valore artistico, ma anche un’opera che può e deve fungere da apripista per rendere determinati argomenti sempre più dibattuti.