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Campo di battaglia: quando il cinema si fa Storia - Pop Corn Club
sabato, Aprile 19, 2025

Campo di battaglia: quando il cinema si fa Storia

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Campo di battaglia, il nuovo film di Gianni Amelio, racconta la guerra senza i nemici, perché spesso gli effetti collaterali fanno più danni della guerra stessa.

Campo di battaglia

Sul finire della Prima guerra mondiale. Due ufficiali medici, amici d’infanzia lavorano nello stesso ospedale militare, dove ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi. Molti di loro però si sono procurati da soli le ferite, sono dei simulatori, che farebbero di tutto per non tornare a combattere. Stefano, di famiglia altoborghese, con un padre che sogna per lui un avvenire in politica, è ossessionato da questi autolesionisti e, oltre che il medico, fa a suo modo lo sbirro. Giulio, apparentemente più comprensivo e tollerante, non si trova a proprio agio alla vista del sangue, è più portato verso la ricerca, avrebbe voluto diventare un biologo. Anna, amica di entrambi dai tempi dell’università, sconta il fatto di essere donna. A quei tempi, senza una famiglia influente alle spalle, era difficile arrivare a una laurea in medicina. Ma lei affronta con grinta un lavoro duro e volontario alla Croce Rossa.

Qualcosa di strano accade intanto tra i malati: molti si aggravano misteriosamente. Forse c’è qualcuno che provoca di proposito delle complicazioni alle loro ferite, perché i soldati vengano mandati a casa, anche storpi, anche mutilati, purché non tornino in battaglia. C’è dunque un sabotatore dentro l’ospedale, di cui Anna è la prima a sospettare. Ma sul fronte di guerra, proprio verso la fine del conflitto, si diffonde una specie di infezione che colpisce più delle armi nemiche.

Gianni Amelio e la Storia

Dopo Hammamet e Il signore delle formiche Gianni Amelio ritorna a parlare di Storia, e lo fa con il suo sguardo sulla realtà, da fine narratore di storie quale è, non mostrandoci mai il nemico, raccontandoci che la guerra lascia strascichi più dolorosi delle bombe, sia nel corpo che nella mente umana.

Un medico che deve scegliere se mutilare i feriti piuttosto che lasciarli andare a combattere ci fa riflettere sulla tragicità dei conflitti bellici e sulle scelte da dover compiere.

Come sempre un film ambientato nel passato racconta anche del presente, “l’influenza spagnola” come il covid, soprattutto nella scena dei carri che portano i cadaveri, richiamano la scene drammatiche di Bergamo, o Anna, una magnetica Federica Rossellini, che viene chiamata “dottora” solo da un bambino perché per gli altri è una semplice infermiera.

Alessandro Borghi e Gabriel Montesi

Le riuscitissime performance degli attori protagonisti che recitano in dialetto friulano, nonostante entrambi siano romano, ci regalano due personaggi pieni di sfumature, non un buono o un cattivo, tutti e due credono fermamente nelle loro idee, creando una dicotomia che porta avanti la storia.

Gli sguardi e le pause di Borghi, la rigidità e la fermezza di Montesi ci restituiscono due interpretazioni che si fanno forza nello “scontro” e nel confronto.

Location, fotografia, costumi

La scelta accurata delle location, sorprendenti per essere incontaminate, insieme ai costumi e alla fotografia ci riportano nel passato e in quei luoghi con attendibilità e credibilità.

L’esercizio della memoria

Un film che probabilmente perde un po’ di ritmo con il passare del tempo, ma che resta attuale, ci ricorda che “Historia Magistra Vitae”, è che senza memoria siamo niente, e spesso, come in questo caso, la memoria può essere anche un film di Gianni Amelio.


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