Dopo Saint Maud, Rose Glass torna con il suo secondo lungometraggio, Love Lies Bleeding, prima presentato in anteprima al Sundance e poi portato alla Berlinale, prodotto da A24 e distribuito da Lucky Red, sarà disponibile in sala dal 12 settembre.
Trama
Lou è la manager di una palestra a cui l’incontro con Jackie cambia la vita. Quest’ultima è una bodybuilder con il sogno di vincere un concorso a Las Vegas. La loro passione divampa, ma deve fare i conti con la violenta famiglia di Lou. Un cognato picchiatore, un padre criminale che detiene un poligono di tiro e una spirale di delitti che le coinvolge direttamente.
Una storia d’amore fatta di eccesso, sangue e violenza
La regista ritorna con un film estremo, dalle sfumature alla Titane di Julia Ducournau, con la manipolazione controversa delle immagini, volte alla centralità della figura femminile, e lo fa spingendo l’acceleratore di un pick-up con freni manomessi e senza la paura dello schianto finale.
Porta su schermo la storia di due ragazze emarginate, diseredate destinate ad unirsi in un delirante idillio d’amore fondato su sangue, orgasmi, violenza, bugie, steroidi e sentimento.
Il plot narrativo avanza senza sosta a ritmo forsennato, sadico, spudorato restituendo al pubblico un flusso di noradrenalina che è il medesimo a muovere l’intreccio del legame saffico tra le protagoniste.
In Love lies blieeding vi è esasperazione cosciente per l’eccesso, per il corpo muscoloso, per le figure femminili che paradossalmente si innestano marcatamente negli archetipi maschili. L’intento registico e contenutistico spinge al racconto edonistico e materialista della provincia americana di quell’epoca, in cui vi è l’inestricabile credenza alla risoluzione delle cose esclusivamente mediante la brutalità e la morte.
La perfetta complementarietà delle protagoniste
Con il suo ultimo lavoro la Glass offre un affresco poetico crudo, e crudele, richiamando i toni orrorifici e surreali del cinema di David Cronenberg. C’è anima, spirito e fanatismo. La regista si propone con un approccio estremamente coraggioso, oscillando tra realtà e finzione, tra il detto e il non detto, e nello specifico, lavora minuziosamente sulla complementarietà delle due protagoniste, così simili e così diverse, e dove l’una rivive attraverso l’essenza dell’altra.
Da una parte troviamo Jackie (Katy O’Brian), bodybuilder ossessionata dal proprio corpo, e con la malata necessità di miglioramento fisico, dall’altra vi è Lou (Kristen Stewart), proprietaria di una palestra della periferia statunitense degli anni 80’, e nella quale si svolgono i loschi affari del padre.
Le caratterizzazioni delle due protagoniste si incontrano per la legge dell’attrazione e della complementarietà; Jackie, è una donna resa belva brutale a causa dei suoi ideali, mentre Lou si muove in sottrazione, ma rendendosi estremamente funzionale alla vita della comprimaria. In particolar modo, la prova attoriale di Kristen Stewart, dà vita ad una protagonista vinta, e sopraffatta da un’identità estranea, che non le appartiene, e che affonda, con radici inaridite, nella relazione tossica e perversa con il padre.
In breve
Senza paura Love Lies Bleeding si presenta come una rielaborazione della vecchia parabola alla Thelma & Louise. Grazie alla regista anglosassone viene riportato in sala un film che pone i riflettori sulla parte più oscura, macabra degli States, e che viene mostrata scevra da qualsiasi orpello, edulcorazione, e in cui l’amore e il sessismo si mischiano con le armi.
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