The Boys 4 è ora interamente completa su Amazon Prime Video con i suoi 8 episodi.
Quando Eric Kripke ha creato The Boys per Amazon, il genere dei supereroi era al culmine della sua popolarità, trainato dalle produzioni della DC e, in particolare, da un decennio di successi di film Marvel. Ogni film del genere creava facilmente incassi milionari, attirando folle di spettatori nelle sale cinematografiche.
Con il passare del tempo, la ripetizione di trame stereotipate e l’introduzione di eroi poco avvincenti hanno portato a un drastico calo di interesse per il genere. In effetti, l’introduzione di uno show televisivo come “The Boys“, che satirizzasse il mondo cinematografico dei supereroi, è stato accolto come una ventata di aria fresca e una novità assoluta per chi avesse sempre sognato di vedere esseri con superpoteri, simili a degli dei, risultare cinici, spietati e ambigui proprio come dei comuni esseri umani.
Con l’arrivo della quarta stagione, la serie sembra essere diventata ciò che inizialmente criticava, perdendo nel frattempo il suo fascino originale, complice il labirinto di sottotrame che rallentano lo sviluppo della storia principale. Tuttavia, la crescita e la conferma dei personaggi più celebri, come Billy Butcher (Karl Urban) e Patriota interpretato dal magistrale Antony Starr, restano il motivo per il quale continuare a vedere lo show.
Make America Great Again
La quarta stagione riflette inconsciamente i tempi difficili in cui viviamo, proponendo una narrazione cupa e quasi disperata verso l’oblio. Lo showrunner Eric Kripke ha frequentemente messo in ridicolo le assurdità nocive dell’America nell’era Trump, ma in questi nuovi episodi il messaggio è più urgente che mai. L’ultima stagione sembra ispirata, almeno in parte, dalla minaccia di una proposta di riforma totale del governo federale (Project 2025) che, se passasse, concentrerebbe il potere presidenziale e sopprimerebbe il dissenso, tra le altre inquietanti implicazioni, specie se un repubblicano come Trump venisse eletto a novembre. Nella serie con l’ascesa di “Patriota”, le campane d’allarme suonano forti — e dovrebbero farlo anche per noi.
Non c’è più l’America eroica degli “Avengers” che protegge il mondo, bensì un’America che causa distruzione, che propone terrore e che insinua odio tra i propri cittadini, come accade con gli attivisti “Starlighter”. Come si combatte qualcosa che sembra privo di fondamenti etici, dove le azioni efferate di Patriota restano impunite e sono addirittura apprezzate da una parte più nazionalista dei cittadini?
“La violenza è potere”

L’inizio della fine
Con l’abbandono dei conflitti epici e dei picchi di tensione che avevano contraddistinto le prime due stagioni, sembra che “The Boys” stia gradualmente smarrendo la propria lucida visione narrativa. Quel bagliore di genialità sembra sfumare, lasciando il posto a una crescente enfasi su scene gore e violente, un tentativo evidente di colmare un vuoto creativo sempre più palpabile. Questi momenti, sebbene visivamente impressionanti e in linea con lo spirito della serie, non sono sufficienti a sostenerne la struttura complessiva, che appare quindi, carente e instabile. La difficoltà di rinnovarsi mantenendo freschezza e coerenza è palpabile, eppure, sotto la guida dello showrunner Eric Kripke, la stagione riesce a essere coerente e avvincente, anche se non raggiunge le vette di eccellenza delle stagioni precedenti.
Particolarmente interessante è come la stagione, nonostante un evidente stallo a metà del percorso, dato dall’eccessiva presenza di storie secondarie prive di scopi ben precisi, riesca a esplorare tematiche mature e attuali. La serie si evolve visivamente e stilisticamente, come nella scena delle prove dello spettacolo di natale Vought On Ice, un musical sul ghiaccio con una colonna sonora agghiacciante ad accompagnarlo. La gestione dei personaggi, tuttavia, appare incerta e gli archi narrativi risultano incompleti.
Patriota, interpretato da Antony Starr, incarna il terrore e il pericolo anche con gesti minimi, come bere un bicchiere di latte o uno sguardo diretto alla camera, consolidando la sua immagine di eroe tragico e despota del nuovo mondo.
Il male si manifesta come un sottile sussurro, oscillando tra la paura e l’ignoranza della gente comune, e riesce a varcare i confini dello schermo televisivo per infiltrarsi nelle routine quotidiane degli spettatori. Non sorprende, quindi, che i talk show politici e i comizi facciano largo uso di primi piani che immortalano espressioni elusive dei personaggi, alternando frequenti zoom in a inquadrature più ampie con grandangoli. Questo stile ricorda quello di una celebre serie, “Succession”, soprattutto nelle puntate che riguardano le elezioni presidenziali, altro tema ricorrente nello show targato HBO.
Il finale infonde nuova vita alla trama, bilanciando debolezze e esagerazioni pregresse con un esito inaspettato. Questo risulta particolarmente gratificante per coloro che precedentemente avevano percepito una mancanza di eccellenza negli episodi conclusivi delle stagioni passate.
“Per sconfiggere dei mostri dobbiamo cominciare a essere umani“

Make America Strong Again
La guerra non cambia mai. L’America di “The Boys” promette felicità e amore, ma solo in cambio di devozione al capitalismo. La società, mascherata da perbenismo e ottimismo, richiama la fiducia degli anni ’50, con il suo fiero nazionalismo e l’immutata speranza nel progresso scientifico, rappresentato dalla multinazionale “Vought”.
Mentre “Patriota” e i “Sette” salgono al potere, l’America vive un’illusione di sicurezza e libertà. Lo stato emotivo dei cittadini trova conforto in un ideale nostalgico che nasconde i reali problemi sociali. Il finale di stagione si rivela profetico, con un attentato in piena campagna elettorale, rispecchiando gli eventi accaduti recentemente negli Stati Uniti. Qui, la violenza è sfruttata come giustificazione per l’instaurazione della legge marziale, marcando così il declino della democrazia.
La guerra non cambia mai, e ci sarà sempre chi sfrutta la violenza per consolidare il potere, invocando la sicurezza e limitando la libertà. La paura dell’ignoto, del diverso, e del confronto con l’altro persiste come un ciclo storico ricorrente. “È così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi“, come riecheggia un altro film, dove l’imperialismo guadagna il favore dei cittadini sfruttandone la paura. Mentre le note di “Heart-Shaped Box” dei Nirvana risuonano, si conclude un’altra stagione di “The Boys”, in attesa di scoprire se e come verrà ribaltato il nuovo status quo nella stagione successiva.

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