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Kinds of Kindness: il disturbante e gradito ritorno di Lanthimos - Pop Corn Club
sabato, Aprile 19, 2025

Kinds of Kindness: il disturbante e gradito ritorno di Lanthimos

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di Davide Porzio e Marco Mucciardi – Yorgos Lanthimos ritorna al cinema, dopo il successo di Povere Creature, con Kinds of Kindness un film dissacrante, crudo, come le prime pellicole del regista greco.

Trama

Il film è diviso in tre episodi in qualche modo collegati tra di loro, in cui il cast recita in ruoli diversi nelle tre storie.

Primo episodio: The Death of R.M.F

Robert è un impiegato che ha deciso di affidare il totale controllo della sua vita a Raymond, il suo datore di lavoro. In cambio, il suo capo lo gratifica con rari oggetti sportivi da collezione come il casco di Ayrton Senna o la racchetta distrutta da John McEnroe. Ma di fronte alla richiesta di commettere un omicidio colposo, Robert decide di ribellarsi.

Secondo episodio: R.M.F. is Flying

Daniel è un poliziotto, disperato a causa della scomparsa della moglie, Liz, durante una vacanza al mare. Magicamente la consorte ricompare, ma Daniel è convinto che si tratti di un’altra persona e sottopone la donna a test sempre più bizzarri e sadici.

Terzo episodio: R.M.F. Eats a Sandwich

Emily ha abbandonato il marito e la figlia per unirsi a una setta, capitanata dal guru Omi. Insieme a un altro adepto, Andrew, la donna è alla disperata ricerca di una persona dotata di particolari poteri soprannaturali.

KindsofKindness_popcornclub

Un film sul controllo

Il legame dei tre episodi risiede nel controllo che le persone cercano di avere sugli altri, sugli eventi, ma se nella prima storia è Willem Defoe a controllare Jesse Plemons dicendogli cosa fare, nella seconda il controllo è manifestato dall’assenza di Liz su Daniel, che non gli permette di vivere serenamente, lasciandolo perennemente con il dubbio che Liz non sia veramente sua moglie.

Nell’ultimo episodio il controllo è metafisico, incentrato sul futuro, su quello che potrà accadere, cercando questa persona che possa diventare una nuova Messia.

Ritorno alle origini per Lanthimos

Dopo l’esperienza “hollywoodiana” di Povere Creature, Yorgos Lanthimos torna a collaborare con i suoi fedeli compagni greci, la sceneggiatura infatti è coscritta con Efthymis Filippou con cui aveva scritto i film precedenti, ritrovando il suo stile dissacrante e meno favolistico, raccontando una realtà meno distorta di quello che può sembrare, infatti come ricorda in conferenza stampa: “c’è qualcosa che non va nel mondo e spesso è più inquietante dei film che creiamo”.

Temi

I temi del lavoro, del matrimonio e della fede e i rispettivi contraltari: potere, sesso, morte, vengono rappresentati con l’esasperazione grottesca e caricaturale tipica della visione del regista greco, in grado di ottenere ridondanze, autocompiacimenti e provocazioni sensazionalistiche.

Il film quindi offre una riflessione sulle complessità delle relazioni umane e di come l’uomo (prima ancora animale) si adatti alla natura circostante, seppur lasciando allo spettatore un pervaso senso di inquietudine e spaesamento, facendo addirittura scappare alcune persone presenti in sala durante le scene più crude.

Quindi se c’è qualcosa che non va nel mondo, è proprio attraverso lo sguardo di autori come Lanthimos che possiamo vedere meglio e in maniera critica la realtà circostante. Mettendo in discussione tutto ciò che spesso diamo per scontato, ancora una volta grazie all’arte e la sua funzione terapeutica di riuscire a far emergere le emozioni più recondite dell’animo umano.

Perché l’arte nelle sue svariate forme non deve essere accondiscendente, non dà risposte, pone domande.

Più Jesse che Emma

Nonostante l’ennesima collaborazione tra Lanthimos ed Emma Stone, a brillare in questo film è Jesse Plemons con una triplice interpretazione impeccabile e con tre sfumature diverse date ai tre personaggi così distanti tra di loro, che gli è valso il premio come miglior attore al Festival di Cannes.

Tra mitologia greca e decadenza contemporanea

La prima storia è quella degli dei fallibili e dei loro cicli di controllo e dominio sui comuni mortali. Il comportamento distaccato dei personaggi ricorda il complesso dramma familiare del 2009, “Dogtooth”. La regia semplice senza virtuosismi di camera e i ritmi tranquilli del montaggio trasmettono un senso di ordine: tutto sembra essere cosi com’è e non può essere diversamente. La colonna sonora invece fa da contraltare, sempre incalzante, disturbante, come la musica di un Dio, che fa notare continuamente la sua presenza.
Seguire “le leggi” di Raymond è l’ordine del mondo di Robert; fin quando qualcuno prova a ribellarsi a questo potere divino.

Tale “Dio” sembra compiacersi dell’uomo e dei regali fatti ad esso. Al centro della storia quindi, appare chiara la critica sui modi in cui lasciamo che gli altri controllino i nostri comportamenti, azioni e abitudini.

Le altre due storie di Kinds of Kindness ruotano attorno a concetti simili infatti entrambe le storie esplorano il rapporto con il divino, la ricerca di un potere o di un miracolo.

Se provassimo ad invertire tutte le vicende del film, si potrebbe ottenere una progressione che va dalla ricerca di un Dio, alla dimostrazione del suo potere, fino al desiderio di vivere nel mondo di quel Dio.

La regia

Al contrario delle ultime pellicole “Povere Creature!” e “la Favorita” , la regia in quest’opera abbandona lo stile barocco, soprattutto nelle scenografie e nella scelta delle location, così come l’utilizzo del “Fish Eye”, lasciando a poche inquadrature la distorsione dell’immagine.

L’ordine e la calma nelle inquadrature è il modo per confondere chi guarda, la realtà è che nulla ha senso. Alla fine delle tre storie, ci troviamo di fronte al fatto che nessuno sa davvero nulla, forse neanche il regista stesso, Creatore del film, che nonostante la sua autorità, è fallibile come tutti i personaggi manovrati dal proprio filo invisibile.

Conclusioni

Kinds of Kindness sembra essere una sorta di espiazione delle colpe mainstream accumulate con i precedenti film, figli dei compromessi con le major per allargare decisamente il bacino di utenza, ne è prova il fatto che ha iniziato a girarlo a ridosso del montaggio di Povere Creature, quasi come se cercasse il perdono da se stesso, sentendosi impuro come Emma Stone nell’ultimo episodio, trovando la pace e la serenità solamente nella sua inquietante e distorta filmografia.


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