L’opera prima di Sigge Eklund “Una parte di Te”, disponibile su Netflix dal 31 maggio, è la pellicola che sviscera un lutto ma racconta molto di più: la perdita di un legame intimo e familiare. La regia è assorbente, sembra contenere altro non appena qualcosa si scopre e la sceneggiatura di Michaela Hamilton è molto vera, urgente, a tratti spietata.
La Trama
La famiglia di Agnes (Felicia Truedsson) sembra ruotare tutt’attorno a Julia (Zara Larsson), la sorella maggiore tra le due. E non solo: tutta la scuola, le amiche, il ragazzo più bello dell’istituto frequentato da entrambe. Agnes è a tutti gli effetti la controfigura di Julia e vive nell’ombra del loro rapporto senza troppi eccessi o manifestazioni. Tutto cambia quando Julia muore in un incidente che cambierà radicalmente la vita di Agnes. Tutto ciò che di represso vive, di colpo esplode. La metamorfosi di Agnes segna il passaggio della “nuova vita” di Julia che di fatto continua a manifestarsi in lei molto più che nel dolore e nel trauma del lutto. Agnes comincia a vestirsi come Julia, a parlare come Julia, a continuare la vita di Julia. La non accettazione della perdita della sorella si trasforma in un abisso profondissimo in cui Agnes farà i conti con verità oscure di cui non era a conoscenza. E solo attraversando sua sorella, riconoscerà la parte più vera di sé stessa.
La metafora dell’attrice
Una parte di te racconta il trauma del lutto con un trapasso. Agnes sogna di fare l’attrice, fa il suo primo provino e sua sorella muore. Da quel momento, diventa ciò che è: l’interprete di Julia. Quella che può sembrare una conseguenza macabra, disturbante al punto da allontanare tutte le persone amate, compresa sua madre, si rivela la realtà necessaria per esprimere sé stessa. Dopo il lungo tragitto per fare ritorno alla sua personalità, Agnes si avventura ed esplora per mezzo del dolore, tonalità nuove della sua natura che se in un primo momento posso apparire manifestazioni d’invidia, si riveleranno poi cruciali per la sua autenticità.
Quando il dolore smette di strapparle l’identità, Agnes indossa di nuovo i suoi panni e stavolta le stanno decisamente meglio.
Dite questo, perché ora lo so: dite che mi sono consumata, finalmente!
Attraversare l’altra per ritornare a sé
Agnes diventa Julia e nel viaggio di metamorfosi per ritornare al suo profondo io, finalmente splende. Lo fa su un palcoscenico, suo sogno infantile che diventa realtà concreta e bruciante, forse proprio per quel viaggio complesso di attraversamento del lutto, della pace che arriva quando chi si ama e si perde, lascia spazio alla grazia della vita.