Dal 23 maggio al cinema “Io e il Secco”, l’opera prima di Gianluca Santoni basata su un soggetto (vincitore del Premio Solinas) e una sceneggiatura scritta con Michela Straniero.
Trama
La storia ruota attorno a due protagonisti: un bambino, Denni, l’esordiente Francesco Lombardo, che nonostante le violenze domestiche a cui assiste ogni giorno, mantiene la sua innocenza, e un giovane, Il Secco, interpretato da Andrea Lattanzi, a cui la vita ha negato ogni opportunità di svolta, costringendolo a vivere arrangiandosi come può.
Come facciamo a nuotare senz’acqua?
– Chiudiamo gli occhi e immaginiamo che galleggiamo

Una vicenda di violenza familiare
Una vicenda di violenza familiare che vediamo attraverso gli occhi Denni (con la i), protagonista silenzioso di un dramma che troppo spesso vede i giovani come vittime silenti e oppresse da un clima di tensione costante e, appunto, violenza.
Un film semplice, ma potente, con una tematica a cui assistiamo troppo spesso nei notiziari, quando è troppo tardi. “Io e il secco” esplora anche temi come amicizia e resilienza, luce la capacità umana di trovare bontà e supporto anche nelle situazioni più difficili. Le stesse situazioni che portano alla nascita di una grande amicizia, inusuale ed estremamente tenera, tra un bambino e un uomo cresciuto troppo in fretta.
La sceneggiatura
La forza della storia risiede nella sceneggiatura, firmata dal regista Gianluca Santoni e Michela Straniero, e nel soggetto, vincitore del Premio Solinas, che riesce a miscelare vari toni, fotografici e narrativi, passando dal buddy movie al dramma, restituendo un affresco contemporaneo della periferia italiana.
La periferia
D’altronde le periferie si assomigliano tutte, e vengono rappresentate tendenzialmente con caratteri simili, qui però nel grigiore e nella cupezza, Denni sopravvive grazie all’immaginazione, anche se spesso violenta, e all’amore della madre, una splendida Barbara Ronchi, trasmesso anche tramite la musica e la canzone, linguaggio diretto per eccellenza e fortemente comunicativo.
“Se non uccide, fortifica”
“Dicono che mi servirà se non uccide, fortifica” recita la canzone di Tiziano Ferro, leitmotiv del film, che guida inconsciamente i personaggi che vivono al limite dell’esasperazione personale e familiare, a tal punto da spingere Denni a cercare un “superkiller” che uccida suo padre, il violento e bravissimo Andrea Sartoretti, ma l’immaginazione, come il cinema, sono strumenti che se usati bene, come in questo film, possono dare anche messaggi di speranza e di riscatto sociale.