Quattro episodi per quattro personaggi alla ricerca di sé tra identità e mistero, delitto e amicizia. L’età dell’ira arriva su Raiplay ed è forte e delicata come una cura lenta dopo un trauma. La miniserie spagnola sulla Generazione Z, scritta da Juanma Ruiz Cordoba e Lucia Carballal, è ispirata all’omonimo romanzo di Nando Lopez e ha un potenziale ben espresso e concentrato nonostante la sua breve durata.

L’età dell’ira
Sandra, Ignacio, Raúl e Marcos sono quattro adolescenti legati da una profonda amicizia, da una storia d’amore che li porterà a riconoscere (ed accettare) se stessi e da un dramma che sconvolgerà le loro giovani vite. Mentre tutto scorre sotto un’apparente normalità, il viaggio di scoperta dei protagonisti arranca e si macchia di rosso: Marcos viene accusato dell’omicidio del padre.
Il gruppo di amici si ritroverà a fare i conti con la verità, tra sensi di colpa e momenti di confusione che non riguardano solo il delitto ma anche la scoperta della loro sessualità e del loro sincero legame, vero protagonista della storia.
L’amicizia al centro
Ciascun episodio narra la ricostruzione del delitto che è centrale ma non invasivo al punto da oscurare le personalità dei protagonisti che invece trovano una propria tri-dimensione e caratterizzazione. Un esperimento non semplice, splendidamente riuscito.
L’età dell’ira cattura subito l’attenzione del pubblico per un motivo molto semplice ma non scontato: non banalizza i temi della sessualità, dell’omofobia e del bullismo.
Ci riesce perché pone al centro l’individuo, la persona e la sua voglia bruciante di scoperta. L’intreccio del crimine, delle storie d’amore che si mescolano e che sembrano apparentemente confuse, creano un ritmo che fluisce verso una direzione ben precisa. Il vero tema è l’amicizia, il collante che farà da leva per superare qualsiasi difficoltà.
I protagonisti
Marcos (Manu Rios) bello e tenebroso, vive con una madre vittima delle violenze che il padre compie ripetutamente contro tutta la famiglia. Suo fratello Ignacio (Carlos Alcaide) sembra il figlio modello perché accondiscende il padre, ha dei voti perfetti e non desta preoccupazioni.
Ignacio e Marcos frequentano un liceo nel cuore di Madrid in cui conosceranno i più grandi amici, amori e demoni. Sandra (Amaia Aberasturi) libera e leggera, fa breccia nel cuore di tutti perché a lei non importa molto di niente se non della sua gioia e di chi le gravita intorno. Raúl (Daniel Ibáñez) è l’amico che tutti vorrebbero avere e che tutti in effetti hanno: sempre presente, attento e sensibile. Quando Marcos viene accusato dell’omicidio del padre, ognuno di loro proverà a ricostruire le dinamiche senza perdere quella leggerezza e quel focus sul loro legame che accompagna tutta la serie anche grazie all’aiuto del loro professore (Eloy Azorìn).
Perché dietro l’ira e l’odio c’è anche l’ansia di vivere. Alla luce del sole, con gli occhi aperti.
L’età dell’ira è voglia di vivere
Tutti i temi affrontati ne “L’età dell’ira” sfociano nel modo giusto: diretti, immediati e sinceri. Anche nelle pieghe delle difficoltà non viene banalizzato nulla perché tutto ha il giusto peso ed è fatto su misura dei rapporti. Una serie che finalmente pone l’accento sulla Persona, con tutto quello che di sé e degli altri ha da scoprire. Breve ma intensa: consigliatissima!