Orlando Cinque nel 2004 prende parte a quella che sarebbe diventata la serie tv italiana per eccellenza, la prima che darà via ad un nuovo corso per la serialità nostrana: Romanzo Criminale.
In questi vent’anni sono cambiate tante, troppe cose, tranne la sua voglia di mettersi in gioco in ruoli vicini e lontani dalla sua personalità. Nelle ultime settimane lo abbiamo incontrato su Netflix, dove ha interpretato Pietro Monaco, uno dei Briganti di Netflix, una serie che ha incontrato i favori del pubblico in Italia, ma soprattutto, paradossalmente, all’estero.
Con Orlando Cinque abbiamo ripercorso le ultime tappe della sua carriera, ma siamo anche tornati indietro per approfondire alcuni cambiamenti, nella sua carriera e, in generale, nel mondo della serialità e non solo.
Briganti
Sono da sempre affascinato dalle storie legate al brigantaggio. C’è addirittura una leggenda… ovvero che nella mia famiglia ci siano stati dei briganti, il cognome “Cinque” dovrebbe essere il nome di una banda formata da cinque fratelli, vissuti nel medioevo in Costiera Amalfitana. Interpretare questo personaggio mi ha dato la possibilità di spaziare su più dimensioni, perché parliamo di un capo che vive questo rapporto particolare con il padre e con la moglie, almeno nella serie, per cui è forte e fragile allo stesso tempo e cambia molto nel suo percorso. Storicamente, invece, è un personaggio ancora più complesso perché inizialmente era un sostenitore di Garibaldi, diventato Brigante quando le promesse di quest’ultimo non furono mantenute. Un fuorilegge con degli ideali insomma. Ho cercato, come faccio sempre, di trovare un parallelo tra il personaggio e la mia vita. In questo caso non è stato difficile, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con il padre, perché non ce l’ho più da quando avevo nove anni, non perché fosse un brigante. Ho studiato il dialetto cosentino con un coach, Alessandro Cosentini. Le sfumature profonde del personaggio le ho studiate insieme a Luisa Boffa, che mi segue da tanto e con June Jasmine, un’acting coach, membro a vita dell’Actor Studio.

Ho provato a trovare un parallelo tra il personaggio e la mia vita, come faccio semore, e ci sono riuscito anche in “briganti”
Orlando Cinque e Pietro Monaco
Lavorare su un personaggio del genere non è stato semplice, ma è stata un’occasione. Se al pubblico è arrivata l’empatia, non posso che esserne felice, era uno degli obiettivi. I personaggi ben scritti, sono come gli esseri umani, hanno molteplici aspetti. Anche quando viene interpretato un criminale, di conseguenza, si parte sempre dalle ferite. Vengo da un paese dove la Camorra era molto forte e ho vissuto situazioni dove magari un’ingiustizia subita si trasformava in violenza estrema, quelle ferite le ho viste magari anche con i miei occhi e non è stato difficile portarle sul set.
Il successo della serie
Ho sempre pensato che fosse un prodotto di qualità assoluta, ma essendo un periodo particolare, dove non ci sono certezze, non mi aspettavo il successo che ha avuto e sta avendo. Perché non sempre ciò che è ben fatto riscontra l’interesse del pubblico. Noi attori siamo contenti di come sia andata e speriamo nella seconda stagione. Sarà anche fondamentale il passaparola di chi l’ha vista su Netflix e l’ha apprezzata.

Napoli nella serialità
Assolutamente. Abbiamo Marlon Joubert, Nando Paone, Simone Borrelli, Salvatore Striano e non solo. Ci sono tanti personaggi che rappresentano i briganti beneventani, quindi il dialetto è simile. Credo che a Napoli abbiamo una quantità di talenti smisurata, potrei farti tantissimi altri nomi che non sono nel cast, ma potevano esserci benissimo. La città per i suoi attori è croce e delizia, perché sembra quasi che voglia nasconderli e a volte addirittura svalutarli. Una grande ricchezza che a volte può diventare un peso. Vorrei vedere più attori napoletani in serie girate al nord. Personalmente so parlare tranquillamente i dialetti settentrionali, al pari di quelli meridionali, ma capita raramente anche solo di fare provini, perché c’è una regionalizzazione forte, che talvolta è anche giusta, ma bisogna rischiare ogni tanto, senza pregiudizi.
Il rapporto con le serie tv
Le guardo molto per lavoro, ma ho anche alcune passioni come “House of cards” che ho rivisto recentemente, basata su una grande sceneggiatura e su grandissimi attori. Ancora rimpiango gli anni di Kevin Spacey che ci hanno fatto perdere, la prima grande vittima della dittatura del “politicamente corretto”. Altra serie, con uno dei miei attori preferiti Mark Ruffalo, è “Un volto, due destini”. Penso però che il panorama si stia un po’ appiattendo e seguendo dei canoni che non sempre mi convincono, salvo rare eccezioni, com’è capitato con Baby Reindeer e come spero capiti con “Briganti”, che con tutti i suoi limiti ha elementi di originalità.
Il panorama delle serie tv si sta appiattendo
Il fabbricante di lacrime, cosa ti ha lasciato?
Mi ha lasciato una consapevolezza diversa sul mondo dei teenager, un po’ di soldi sul conto corrente. Un esercizio enorme di pazienza e umiltà. Mi ha lasciato anche il piacere di lavorare con un’attrice straordinaria e sottovalutata: Roberta Rovelli e una regista e amico adorabile come Alessandro Genovesi.
Tito Macchia in Vanina – Un vicequestore a Catania
Una persona buffa, tenera, costretta in un ruolo in cui non si trova molto bene. Nel suo lavoro è anche molto bravo, ma preferirebbe vivere una vita più tranquilla. Questa distanza tra la sua vita lavorativa e il suo privato l’ha reso molto simpatico agli occhi del pubblico e questo mi ha fatto molto piacere.
Da Romanzo Criminale a Briganti: l’evoluzione della serialità
Questo per la serialità è un momento particolare, perché non si sa bene cosa può piacere al pubblico. Dalla pandemia in poi ci sono state troppe produzioni, e ora penso ne pagheremo le conseguenze perché adesso anche una produzione di valore rischia di perdersi nel mare magnum delle piattaforme. Si cerca di andare sempre più sul sicuro e magari si vira su stereotipi che si pensa possano incontrare il favore del pubblico. Da Romanzo Criminale è cambiato tutto, soprattutto per l’arrivo delle piattaforme. Nessuno si aspettava quel successo, neanche noi. Oggi ci troviamo in un momento quasi di saturazione per cui se non fai il capolavoro sembra che non hai fatto nulla. Da attore, parlo per me, spesso non sai quando accetti un progetto in cosa ti stai imbarcando. Le produzioni hanno quasi paura di fare qualcosa di nuovo o di rischioso, per paura che si perda nel mucchio. Briganti può sicuramente differenziarsi, ma non è l’unica. Non possiamo competere con i colossi stranieri, ma per 50 anni siamo stati riconoscibili e riconosciuti nel mondo, perché abbiamo un modo nostro di raccontare, che è la nostra ricchezza. Se riusciamo a non perdere il filo d’oro della tradizione, che ad esempio gli americani si tengono stretto, coniugandolo ovviamente al rispetto del presente, abbiamo la possibilità di dire la nostra anche sul piano globale. Penso che se tutto ciò non dovesse accadere, le piattaforme lasceranno l’Italia. Abbiamo perso una grossa occasione, ma dobbiamo ritrovare il “nostro” modo di fare cinema e serie tv.

Progetti futuri di Orlando Cinque
Ci sono dei provini da fare e sono in attesa di alcune risposte su progetti televisivi e cinematografici. Poi ci sono dei progetti miei. Sto lavorando ad una sceneggiatura per una serie tv, ambientata nel meridione d’Italia e in America a cavallo tra 800 e 900, tratta da un romanzo del mio amico Sadik Mottola. Mi sto dedicando ad un adattamento de “Il misantropo” di Molière. Vorrei anche riprendere il Pelikan Projekt, il lavoro pedagogico e di ricerca su Strindberg utilizzando gli insegnanti di Vassilev, Whilelm Reich e Ignazio di Loyola, interrotto nel 2020 a causa della pandemia e della successiva chiusura di Interno5. Ho ripreso a fare progetti per il teatro, il mio primo amore, ma solo per un bisogno mio: il teatro sembra ormai una roccaforte assediata. Sono tornato a vivere a Napoli 15 anni fa, ho provato anche a produrre le mie cose ma ormai mi sembra che sia più semplice fare il protagonista di una serie internazionale, che uno spettacolo al ridotto del Mercadante, tanto per fare un esempio a caso (sorride allusivo ndr.).
Un sentito ringraziamento ad Orlando Cinque da tutta la redazione di PopCornClub.