La miniserie truecrime, seconda in classifica su Netflix dal suo esordio, racconta con obiettività e meticolosità l’omicidio di Asunta, un caso di cronaca nera che sconvolse tutta la Galizia nel 2013.
Gli anni 2000 in Spagna
La miniserie prodotta da Jacobo Martín in sei episodi intensi porta alla luce la storia di Asunta Basterra. La bambina fin da quando aveva sei mesi è stata abituata a stare sotto i riflettori, non per vanità, ma perché ha rappresentato il primo caso di adozione di una bambina cinese in tutta la Galizia. Siamo agli inizi degli anni 2000 e non bisogna dare per scontato la notizia. Basti pensare che solo 24 anni fa il tema e la pratica delle adozioni non era così frequente come lo è oggi. Ora i coniugi Rosario Porto e Alfonso Basterra possono ora essere felici di avere una famiglia che li chiami genitori.
I genitori hanno una responsabilità nel momento in cui mettono al mondo un figlio e allo stesso modo quando decidono di adottarne uno. E’ una scelta e in quanto tale, tu genitore sei responsabile della vita di un’altra persona, oltre alla tua. Si immagini cosa significa denunciare la scomparsa della propria figlia e il pensiero di non sapere dove sia: distrugge, affligge, dilania l’anima. Tra le accuse rivolte ai Basterra, ci saranno i comportamenti strani e confusi dei genitori dinanzi alla scomparsa della loro unica figlia, che entreranno a far parte del manuale teorico di ‘come non comportarsi quando scompare un figlio’.
La Trama
E’ il 21 Settembre 2013 Rosario Porto e Alfonso Basterra si recano in polizia a denunciare la scomparsa della propria figlia di soli 12 anni. Dopo poche ore dalla denuncia il corpo senza vita di Asunta Basterra è stato ritrovato tra i boschi da due ubriaconi e non lontano dalla casa a mare della famiglia Porto. Un’indagine iniziale fa ricadere i sospetti sulla madre, Rosario, la quale viene immediatamente arrestata.
Inizia per la polizia una caccia all’assassino che dal 21 Settembre li riporta indietro di tre mesi, scovando indizi che non lasciano spazio a dubbi e incertezze: i genitori hanno ucciso Asunta, la loro bambina.
Il caso diventa mediatico, appare in tutte le testate giornalistiche,dalla radio alla tv non si parla di altro; i giornalisti assaltano le case degli accusati per strappare ora una dichiarazione e ora uno sguardo non programmato per la tv, gli amici si allontanano e le testimonianze accusatorie accrescono.
La Galizia è sconvolta e la domanda che si ripete sempre è: perché due genitori che hanno scelto di volere una figlia l’hanno uccisa?
Le corde arancioni trovate accanto al cadavere sono le stesse che sono state ritrovate nella casa a mare della famiglia Porto. Il tossicologico della bambina rivela tracce di Lorazepam, la stessa medicina assunta da Rosario e comprata da Alfonso per la moglie. Rosario infatti, nell’estate del 2013 fu ricoverata per depressione in una clinica psichiatrica e le fu prescritto proprio il lorazepam come cura.
Non ci sono dubbi sulla loro colpevolezza oggi e né ci sono stati allora. Per chi li ha avuti nel corso delle indagini, la sentenza non ha lasciato spazio ai dubbi.
Nel 2015 furono esaminati da una giuria popolare: Colpevoli.
I Basterra furono condannati a 18 anni di carcere ciascuno. Nel 2020 il corpo di Rosario, dopo vari tentativi di suicidio, fu ritrovato senza vita nella sua cella. Il padre Alfonso invece, sconterà la sua pena fino al 2033 per dimostrare ancora la sua innocenza.
Perché due genitori dovrebbero uccidere una figlia?
Questa è la domanda che tutta la Galizia si è chiesta dal 2013 e che ancora si chiede oggi quando si pensa ad Asunta Basterra.
Quando si parla di indagine criminale, bisogna saper rispondere a tre domande e stabilire gli altrettanti pilastri: opportunità, mezzi e movente.
Nel caso della bambina della Galizia queste tre domande non hanno mai avuto una risposta concreta. Sono state avanzate delle supposizioni: ‘ è stata uccisa perché il nonno aveva lasciato all’unica nipote la sua eredità’ dunque i soldi; ’la sua storia di adozione è stata oggetto di molte interviste e attenzioni’ dunque visibilità; ‘la bambina è stata la causa del divorzio di Rosario e Alfonso’ dunque passione.
Però nessuna di queste supposizioni ha mai avuto conferma né base concreta per essere confermate ed è ciò che anche la serie dimostra. Tutt’oggi il caso è avvolto nel mistero.
Solo perché sono famiglie perbene, noi non immaginiamo che accadano queste cose
La serie tv specchio della realtà
Quando si parla di miniserie truecrime si incorre sempre nel rischio di poter romanzare la storia ai fini della sceneggiatura. Questo non è il caso. Il regista delinea con estrema obiettività, lucidità e meticolosità la storia vera di Asunta Basterra e pone sotto una grande lente d’ingrandimento il rapporto malato dei due coniugi. L’ossessione, la manipolazione, i soldi possono essere considerati moventi circostanziali in assenza di quello reale e che, forse, meglio ci può far comprendere l’efferatezza del crimine.
Rispondiamo ‘non è abbastanza’ quando ascoltiamo le ipotesi avanzate dai media e dal pm riguardo il movente dell’omicidio della bambina. Non lo è per noi. Ma sarà stato abbastanza per i Basterra?
Una famiglia ricca e da vetrina, alza il velo e ci fa vedere il lato più macabro di due genitori che, senza un apparente movente, sono stati guidati dal proprio egoismo a compiere uno dei gesti più raccapricciante per un genitore: uccidere la propria figlia.