Hassani Shapi ne “Il Clandestino”, la nuova serie Rai con protagonista Edoardo Leo, è Palitha, un cingalese dalle mille risorse, esuberante e… razzista. Gestisce un autoofficina svogliatamente e, mosso dalla passione per i romanzi gialli, decide di aprire un’agenzia investigativa proprio con Travaglia (Edoardo Leo). Il loro rapporto è tutt’altro che idilliaco, perché hanno due visioni del mondo opposte, che non gli impediscono però di diventare ottimi amici.
Inizia a recitare da professionista a 38 anni, dopo una carriera da veterinario in Kenya e in Francia, ma la recitazione è sempre stata la sua passione, che l’ha portato a mollare tutto e a farne un lavoro a tutti gli effetti, il suo.
Prima de “Il clandestino”, Hassani Shapi si era preso una pausa dalla recitazione di cinque anni, durante in quali era tornato in Kenya, suo paese d’origine, per stare vicino a famiglia e amici. Nel corso della sua carriera, oltre a tantissime produzioni italiane al cinema e in serie tv, Shapi viene ricordato soprattutto per i suoi ruoli in “Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma” e “Agente 007 – il mondo non basta”.
Abbiamo parlato con lui, ovviamente, de “Il clandestino”, ma anche delle varie scelte e tappe che hanno animato la sua carriera e la sua vita.
Palitha ne “Il clandestino”
Palitha è uno srilankese arrivato in Italia quasi 30 anni fa, proviene da una famiglia ricca. Ha lasciato il suo paese d’origine perché la sua famiglia non ha mai accettato l’amore della sua vita, Gedara, diventata poi sua moglie. Il mio personaggio vuole dare alla moglie una vita giusta ed è disposto a tutto pur di guadagnare di più. Quando è venuto in Italia è stato vittima di episodi razzisti, ciononostante vuole diventare italiano a tutti i costi, anche perché, a sua volta è diventato razzista. Non a caso più volte nella serie ribadisce che gli immigrati di colore sono “tutti uguali”. La preparazione per questo personaggio si è basata molto sulla sua storia, sulle sue origini, sul suo modo di vestire. Un cattivo che piace, un po’ come mio fratello Murad, al quale mi sono ispirato per l’interpretazione.
Palitha è un cattivo che piace

Il rapporto con Edoardo Leo
Lavorare con Edoardo Leo è stata una gioia, oltre che un piacere. Parliamo di un attore che mette anima e corpo nel suo lavoro, mi ha aiutato molto nella serie. Dopo 5 anni senza lavorare in teatro, televisione o cinema, sicuramente il primo giorno sul set mi ha fatto sentire a disagio. Edoardo come un fratello mi ha preso per mano, consigliato e insegnato tanto, reintroducendomi al mondo della recitazione. Ovviamente devo anche ringraziare Rolando Ravello, il regista della serie, uno dei più professionali con cui abbia mai lavorato in Italia. Oltre a pensare che io fossi adatto a questo ruolo, ha fatto di tutto per tirar fuori il meglio da me e dal personaggio.
Edoardo più volte ha detto che il mio modo di fare somiglia a quello dei napoletani. Sfortunatamente non posso commentare molto dal momento che non conosco qual è il modo napoletano di recitare. Quello che posso dire è che i napoletani sono molto passionali e nel mio lavoro cerco di mettere quanta più passione ed emozione possibile.
Erano 5 anni che non recitavo, edoardo come un fratello mi ha preso per mano e aiutato tanto
Cinque anni lontano dalla recitazione
Erano quasi cinque anni che non recitavo. Sono tornato in Kenya per stare vicino alla famiglia e agli amici. Essere un attore Kenyota non mi dava stimoli a sufficienza. In un periodo della mia carriera di attore mi venivano offerti spesso ruoli di terroristi e ne ho fatti abbastanza. Ovviamente quando sono tornato e mi fu offerto il ruolo di Palitha potevo rifiutare. Il primo giorno sul set mi sono sentito spaesato, ma questo sentimento è subito andato via e mi sono sentito a casa, a mio agio tra il cast e il set. E la fame di recitare è tornata subito, come se non avessi mai lasciato.

La carriera da… veterinario
Quando ero piccolo e ancora a scuola in Kenya mi univo a qualsiasi gruppo di teatro riuscissi a trovare. A 16 anni dissi a mio padre di voler continuare la carriera in Inghilterra e lui rise, dicendo che recitare era un hobby e non un lavoro. Mi ha convinto a studiare veterinaria sapendo quanto amassi gli animali. Ho fatto I miei esami e il master in veterinaria, lavorato come medico veterinario in Kenya e Francia. Avrò avuto 38 anni quando decisi di dare una chance alla recitazione, altrimenti avrei mollato tutto per il resto della mia vita, così ho mollato tutto e sono diventato un attore. Da quel momento non ho rimpianto nulla e non ho alcun rimorso. Nella vita se non fai cosa vuole veramente il tuo cuore corri il rischio di rimpiangerlo per sempre. Meglio provare e fallire che non provare affatto.
Meglio provare e fallire che non provare affatto