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La seducente serie Netflix "Ripley" è un affresco intimo e sfuggente - Pop Corn Club
sabato, Aprile 19, 2025

La seducente serie Netflix “Ripley” è un affresco intimo e sfuggente

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Andrew Scott è il protagonista della nuova seducente serie Netflix “Ripley” (disponibile dal 4 aprile), rilettura del film “Il talento di Mr. Ripley” di Anthony Minghella con Matt Damon, Jude Law e Gwyneth Paltrow.

La storia

Tom Ripley è una persona da evitare ma ha un fascino irresistibile e in alcuni momenti fa quasi tenerezza: riempie vuoti commettendo crimini, sostituisce la vita che può permettersi con quella che vorrebbe avere o che gli altri hanno al posto suo, ad un prezzo altissimo.

Ripley viene ingaggiato dal padre di un suo amico, il signor Greenleaf, per convincerlo a tornare a casa e, per chi fa della sua vita una continua beffa al prossimo, l’invito sembra essere cucito su misura.

Comincia così la seconda vita di Tom Ripley che da New York smette di truffare persone per trasferirsi in Italia, ad Atrani precisamente, e convincere Dickie (Johnny Flynn) a ritornare dalla sua famiglia. Ma quando incontra il suo vecchio amico con la sua “compagna” Marge Sherwood (Dakota Fanning), Tom vuole molto di più.

Non vuole più persuadere Dickie, lui vuole essere, Dickie.

Cosa si fa per raggiungere un obiettivo e quanto ci si allontana da sé per afferrarlo?

Un personaggio stratificato

È una serie perfetta Ripley e la sua unicità risiede nella cura maniacale dei dettagli nella ricostruzione di fatti compiuti in maniera principiante e caotica.

Tom Ripley appare algido, volutamente vago, eppure è talmente preda della propria emotività da commettere errori su errori a cui dovrà necessariamente rimediare.

Come se un pezzo alla volta dovesse distruggere il suo vissuto per ricostruire quello rubato o quello incontrato o quello passato; è un personaggio stratificato in tante riprese, che contiene più memorie e nonostante tutto, non è facile da odiare, anzi. Non solo non lo si odia, ma fa nascere una domanda nello spettatore, quasi come a sussurrargli il lato oscuro della mente umana: cosa si fa per raggiungere un obiettivo e quanto ci si allontana da sé per afferrarlo?

Un affresco dai toni cupi

Otto episodi che si arricchiscono di noir così come esponenzialmente cresce Tom Ripley (magistrale Andrew Scott che qui non ha niente della precedente interpretazione in Fleabag, se non la sinuosità) in tutta la sua perversa natura apparentemente affidabile e pacata. 

La serie è girata quasi completamente in Italia, tra Roma, Atrani, Napoli, Palermo, Venezia con ritmi e dialoghi teatrali, in bianco e nero con l’eco di Mina in sottofondo.

È un dipinto “Ripley”, un affresco dai toni cupi ma pacati sulla tela di un pittore che ha un crescendo di cose in comune con Tom, il cui destino sembra irrimediabilmente intrecciato con quello dell’altro.

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