Dal 28 febbraio al cinema trovate “Caracas” il nuovo film diretto da Marco D’Amore, tratto dall’opera letteraria “Napoli Ferrovia” di Ermanno Rea. Nel cast, oltre allo stesso D’Amore, Toni Servillo e Lina Camélia Lumbroso.
La storia
Giordano Fonte (Toni Servillo) è uno scrittore che torna in città dopo tanti anni, stentando a riconoscerne l’essenza. Un luogo che l’ha sempre ispirato, e che ora non sente più sua. Il suo incontro con Caracas (Marco D’Amore), un uomo di estrema destra che sta per convertirsi all’Islam, cambierà le sue prospettive, mettendo in discussione anche le sua più radicate convinzioni.
Il bello della vita è proprio questo: ignorare che cosa accadrà domani; anzi, che cosa accadrà tra un istante.

Un film sui ritorni
Caracas è un film sui ritorni. Il protagonista, come si dice in arabo “ritorna all’islam”, Giordano Fonte ritorna a Napoli, Jasmine ritorna ad una vita sana, lasciandosi alle spalle la tossicodipendenza. Anche Marco d’Amore torna a raccontare Napoli, però da una prospettiva diversa, mai vista prima.
Una Napoli mai vista prima
Un film in cui narrazione e metanarrazione si intrecciano, Napoli si vede solo nei riflessi dei suoi personaggi, nel loro agire e pensare, una Napoli che sembra a tratti Gotham City, ma senza avere un Batman, infatti sono i protagonisti da soli a doversi salvare. D’Amore restituisce allo spettatore una città diversa che trova nelle sue contaminazioni una luce ipnotica e convincente.
Le grandi storie hanno tutte un grande finale
Una storia destinata a tutti (e a nessuno)
Marco D’Amore riesce nell’ambiziosa missione di portare sul grande schermo una storia destinata a tutti (e a nessuno), che non appartiene a nessun genere, che suda e si muove nervosamente tra solitudine e il fanatismo, tra il senso di inadeguatezza e il paradosso, districandosi alla perfezione tra argomenti molto delicati, donando allo spettatore non la sua opinione in merito, ma la sua fame di conoscenza, lontana dagli stereotipi.
Un film più universale nel linguaggio, nella fotografia, nella musica, che non dimentica la sua ambientazione ma cerca di spingerla fuori nel mondo. Una pellicola moderna dove lo spettatore sogna di potersi svegliare da quest’incubo da un momento all’altro, di ritrovarsi, ponendosi sempre domande senza risposte, in un continuo incontro-scontro tra sogno e realtà. Perché talvolta è sacrosanto, nel cinema, come nella vita, concedersi il lusso di poter pensare che “Il bello della vita è proprio questo: ignorare che cosa accadrà domani; anzi, che cosa accadrà tra un istante”.
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