Sono circa le 23:15 quando il regista Saverio Costanzo e l’attrice Alba Rohrwacher fanno il loro ingresso nella sala cinematografica del Modernissimo di Napoli, dove ad attenderli c’è il pubblico che ha appena terminato la visione del film “Finalmente l’Alba”: il viaggio lungo una notte di una ragazza di nome Mimosa che, nella Cinecittà degli anni 50, diventa la protagonista di ore per lei memorabili che da ragazza la trasformeranno in donna. Nel cast, oltre alla protagonista Rebecca Antonaci, Alba Rohrwacher e le star internazionali Lily James, Joe Keery, Rachel Sennott e Willem Dafoe
Dopo aver ascoltato le varie chiavi di lettura del pubblico, Saverio Costanzo ha rilasciato un’intervista ai nostri microfoni.

La forza di Mimosa
Mimosa (Rebecca Antonaci ndr.) è una ragazza di vent’anni che negli anni ’50 scopre la forza che possiede, tutto in una notte. Attraverso il suo carattere, ma anche grazie ai suoi silenzi, riesce a riaffermare se stessa, rispetto alla strada che gli era stata imposta.
Non è un film che voleva costruire o ricostruire un’epoca, ma un film ambientato nel passato che vuole e deve confrontarsi con il presente.

L’importanza dei silenzi
Il cinema, quando riesce bene, deve saper parlare al pubblico anche senza i dialoghi. L’idea di avere una sala piena di persona in silenzio, ma riuscire a riempire quegli stessi silenzi attraverso la tensione crescente, mi sembra un esercizio molto interessante, perché in questo modo si possono aggiungere le proprie parole, quelle interiori. Non c’è una volontà precisa, se non probabilmente quella di creare un rapporto ipnotico con il film, facendo parlare sé stessi, più che le immagini.

Se “Finalmente l’Alba” fosse ambientato ai giorni nostri…
Il film atterra nel presente: inizia nel 1953 e finisce oggi. Da quegli anni c’è stata sicuramente un’evoluzione, ma l’idea del presente c’era in me dal primo all’ultimo fotogramma. Non è un film che voleva costruire o ricostruire un’epoca, ma un film ambientato nel passato che vuole e deve confrontarsi con il presente.
Il mio scopo è quello di consegnare un qualcosa di imperfetto, che si prende dei rischi, proprio perché si prende la responsabilità di affidare allo spettatore l’interpretazione su ogni singolo istante.
La libera interpretazione del pubblico
Io spero che il pubblico, così com’è stato per coloro che hanno assistito alla proiezione di stasera, possa concentrarsi sulla propria interpretazione personale, perché questo film vuole dare spazio a questo. Per me un film può essere ritenuto tale quando risulta compiuto dalla sensibilità di ogni singolo spettatore. Il mio scopo è quello di consegnare un qualcosa di imperfetto, che si prende dei rischi, proprio perché si prende la responsabilità di affidare allo spettatore l’interpretazione su ogni singolo istante.
